La conquista delle macchine

di Davide Pergetti, V° S

In questo articolo tenterò di spiegare perché con il trascorrere del tempo e con le continue scoperte scientifico-tecnologiche, le macchine andranno via via a sostituire gli umani in ogni ambito della vita.

A sostegno della tesi accorreranno gli studi di Turing e il suo famoso test, utile a comprendere se l’interlocutore sia una macchina o un umano; l’articolo di John R.Searle, “La mente è un programma?”, in cui egli si interroga su cosa accomuna la mente ai software. Si discuteranno poi i concetti di Intelligenza Artificiale forte e debole sviluppatesi nel corso degli anni dai filosofi. Influiranno anche alcuni temi emersi dalla visione del film “Blade Runner” del 1982. blade-runner

All’interno dell’articolo creerò una netta distinzione riguardante l’utilizzo delle macchine come sostituenti degli umani nell’ambito pratico-lavorativo e in quello delle relazioni tra le persone. Quest’ultimo tema sarà affrontato in maniera per lo più utopistica e legata all’immaginario collettivo creato dalla fantascienza.

Perché utilizzare le macchine

La semplificazione

Fin dall’antichità l’uomo ha dimostrato di riuscire a utilizzare l’intelligenza in maniera molto efficace quando si trovava costretto a risolvere un problema. Le più grandi invenzioni sono, appunto, causate dalle necessità: la ruota per trasportare oggetti con meno fatica, gli attrezzi per coltivare i campi o le armi per cacciare e sfamarsi. Alla base di tutto ciò vi è sempre il desiderio di migliorare le proprie condizioni di vita, con un aratro infatti si coltiva un campo più ampio in minor tempo e soprattutto la grossa parte della fatica la compie l’animale che traina l’attrezzo.

Con il trascorrere dei secoli le abitudini si sono modificate e con la rivoluzione industriale iniziarono il processo di meccanizzazione dei mestieri e lo sviluppo tecnologico. Inizialmente il cambiamento riguardava ad esempio l’industria tessile, dove una donna non era più costretta a lavorare interamente a mano un capo e utilizzando il telaio semplificava il proprio lavoro oppure, con l’invenzione del motore a vapore, i treni permettevano spostamenti più rapidi e carichi maggiori di merci e di persone.

Nell’ultima metà del 1900 invece le macchine iniziarono a sostituire l’uomo nelle mansioni che svolgeva da secoli. Ne sono esempi chiari e lampanti gli sportelli automatici oppure le casse automatiche che possiamo trovare oramai in un qualsiasi supermercato in città.

-La possibile sostituzione

Per comprendere appieno la scelta di un industriale che decide di licenziare un dipendente sostituendolo con una macchina è necessario ricondursi al test di Turing, famoso matematico inglese degli inizi del ‘900 considerato padre dell’informatica. Egli, interrogandosi sulla capacità di pensare di una macchina, sviluppò questo test, attraverso il quale si dimostra che se un esperto nel corso di una conversazione “cieca”, ovvero nella quale non si è in grado di vedere il proprio interlocutore, non riesce a capire se sta colloquiando con un umano o con una macchina, si può affermare che la macchina è in grado di pensare. Secondo Turing, una macchina è definita soltanto dalle funzioni che è in grado di compiere. In questo caso allora le caratteristiche della mente umana si possono trasferire alla macchina e si potrebbe parlare quindi di “mente artificiale”.

La mente umana e quella di una macchina sono quindi assimilabili e di conseguenza lo diventano anche i compiti e le mansioni che una macchina può svolgere. Conseguenza di questa teoria è la possibilità di sostituire, senza alcuna differenza di resa, gli uomini con le macchine in tantissimi lavori. Gli esempi più evidenti e lampanti sono i computer o i cosiddetti calcolatori che hanno preso il posto dei matematici in numerosissimi ambiti, come in Borsa o per il calcolo della probabilità.

IA forte e IA debole

Le ambizioni originarie dell’intelligenza artificiale agli inizi del ventesimo secolo, erano la creazione di menti sintetiche, ma essendo state abbandonate velocemente si è giunti ad un concetto di “IA debole”, ovvero far fare alle macchine cose che gli uomini sanno fare meglio.

L’IA forte è invece il tentativo di riprodurre, tramite elaboratori elettronici, comportamenti indistinguibili da quelli umani. La netta dicotomia tra i due concetti è cardine della mia dissertazione, in quanto nei vari punti che ho toccato per avvalorare la mia tesi mi sono sempre riferito all’universo legato all’IA debole, analizzando solamente le macchine secondo le loro funzioni e non cercando di riprodurre comportamenti simili a quelli dell’uomo.

Distinguere mente e programma

-La stanza cinese chinese-room

John R.Searle, noto filosofo contemporaneo statunitense in un articolo intitolato “La mente è un programma?” analizza le differenze tra mente e macchina. Quest’ultima, guidata da un programma, non può essere paragonata al cervello umano dato che non si pone il problema di comprendere il significato dei calcoli che compie. Lo scienziato giunse a queste conclusioni teorizzando un esperimento chiamato “della stanza cinese”, con il quale rendeva possibile, attraverso un manuale, accostare correttamente gli ideogrammi cinesi pur non conoscendone il significato. “Ora il manuale con le regole è il programma di calcolatore, le persone che l’hanno scritto sono i programmatori e io sono il calcolatore.”

La mancanza della coscienza, di chiedersi “perché?” e il significato dei dati è un altro motivo che permette alle macchine di svolgere, senza alcuna titubanza, la mansione per la quale sono state programmate.

Le relazioni con le macchine:

-I replicanti di “Blade Runner” potranno mai esistere?

La riproduzione fedele della vita degli esseri umani al momento non è possibile e sembra follia, ma probabilmente tra parecchi anni potrebbero essere create forme di vita artificiali con una spiccata somiglianza all’uomo.

Oggi sono già presenti forme di intelligenza artificiale molto sviluppate, per esempio negli Iphone vi è “Siri”, una voce in grado di sostenere unna conversazione con l’utilizzatore dello smartphone e di compiere ricerche affidabili su internet seguendo i comandi vocali. Ci si può quindi ricondurre all’idea di Turing, secondo la quale “Siri” è assimilabile alla mente umana.

Nel film “Blade Runner” dal 1982, si arriva ad estremizzare l forme di vita artificiali con i cosiddetti “replicanti”. Per essere distinti dall’uomo c’è bisogno di alcuni detective specializzati, dato che sono identici all’uomo sia esteticamente che caratterialmente. Essi sono stati creati per svolgere pericolosissimi compiti nell’extramondo, dove vengono inviati per conquistare e portare ricchezze a chi li produce, al posto degli uomini. Da qui da frase cult pronunciata dal replicante Roy Batty: “Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi: navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia. È tempo di morire.”

Se un giorno queste “forme di vita” esistessero realmente vivremmo in un mondo incerto, avremmo probabilmente relazioni anche affettive con delle persone finte, come del resto capita a Rick Deckard, il protagonista di “Blade Runner”, interpretato da Harrison Ford. Essendo questi replicanti programmati dagli uomini potrebbero essere nostri amici, ma non per nostro merito, solo per i programmi installati dentro di loro, facendo vivere gli uomini in un mondo alquanto illusorio.

Vantaggi e svantaggi (per l’uomo)

Per illustrare la serie di vantaggi nell’utilizzo delle macchine rispetto ad un uomo, si possono confrontare lo sportello automatico della banca o della posta con un semplice dipendente, durante lo svolgimento di mansioni di prelievo e comunicazione dei dati al pubblico utente, entrambi in condizioni ottimali di resa.

Il vantaggio più evidente è la cancellazione dell’errore umano, infatti lo sportello non potrà mai sbagliare la restituzione del resto o a comunicare i movimenti del proprio conto corrente, mentre un impiegato potrebbe distrarsi o confondersi. Inoltre la macchina è infaticabile, lavora giorno e notte, è sempre presente, non sciopera e soprattutto non si oppone alle direttive dell’azienda. Una macchina non può dunque, se progettata correttamente e non soggetta a guasti, essere causa di intoppi in nessun caso essendo priva di personalità.

A subire lo sviluppo tecnologico e di programmazione delle macchine, però, saranno solamente gli operai, che si ritroveranno sostituiti da una concorrenza alquanto sleale, non potendo in nessun modo raggiungere le abilità e le capacità delle macchine.

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