Quando il corteo parte da piazza Duomo, il cielo è ancora chiaro: il tramonto roseo, domenica sera, ha creato un’atmosfera suggestiva ai piedi del battistero, dove ragazzi e famiglie a spasso per la città si sono radunati per ricordare le vittime innocenti della mafia, a cui è dedicata la giornata di oggi, 21 marzo, primo giorno di primavera.
Un gruppo di ragazzi mostra un cartellone, realizzato al termine di un percorso di alternanza scuola-lavoro intrapreso con Libera. Non è un trofeo, ma una triste e inquietante realtà: una cartina della nostra regione, l’Emilia-Romagna, che testimonia la presenza di infiltrazioni “dietro casa” e che demolisce l’idea di “isole felici” dove la mafia non esiste.
Su una delle pareti di pietra del Duomo è stata appoggiata una lavagnetta improvvisata su cui sono scritti tanti, troppi nomi di bimbi e bimbe vittime della mafia. Vengono chiamati per nome uno ad uno, e quando la fiaccolata di Libera parte alla volta di piazza Garibaldi la lavagna è solo un rettangolo nero: nomi e cognomi non ci sono più, cancellati per sempre.
Il corteo attraversa silenzioso le centralissime via Garibaldi e via Mazzini. Il centro storico per un attimo si ferma, insieme a chi lo affolla: tra le persone sommerse dalle borse dello shopping c’è incredulità, curiosità ma in alcuni casi anche insofferenza e disinteresse per quelle fiaccole che “invadono” le strade degli acquisti domenicali. Uno specchio del comportamento del “populus” nei confronti di una drammatica realtà molto più vicina di quanto pensiamo.
Per marciare e per ricordare migliaia di vittime innocenti si è scelto il silenzio. Ma per combattere e coinvolgere una città intera è stato scelto il rumore. Quello di una sveglia, che i partecipanti erano stati invitati a portare con sé. Quello che per primo sentiamo al mattino. Quello che ogni giorno ci sveglia e ci ricorda che la giornata che ci aspetta è una battaglia da intraprendere e vincere.
Mattia Sansone