Il business che accompagna i terremoti, dalle ricostruzioni ai progetti antisismici
Sono le 3.36 di mercoledì 26 agosto quando il Centro Italia inizia a tremare. La scossa, di sesto grado della scala Richter, dura 142 secondi, un’eternità. La popolazione fugge dalle proprie case, esce in strada, urla, piange. Le case iniziano a crollare e le persone vedono scomparire davanti ai loro occhi i sacrifici di una vita. È solo l’inizio. Oltre 700 scosse di assestamento lasciano nel terrore gli abitanti nei giorni successivi, compresa quella di oltre quarto grado delle 14.30 del giorno seguente che ha fatto crollare la facciata della chiesa di Amatrice. Il bilancio attuale ammonta a 250 vittime ma la stima è destinata a crescere con il passare dei giorni.
Un disastro! Pena, comprensione e tristezza sono i sentimenti nei cuori di tutti.
O quasi.
Vi sono infatti persone che ridono di tali catastrofi, pensando ai futuri guadagni che il fatto porterà loro. I giri loschi che accompagnano un terremoto non sono infatti pochi , pensiamo a L’Aquila (Abruzzo). Era il 6 aprile 2009 quando il terremoto distrusse la città e al giorno d’oggi, più di sette anni dopo, ci sono persone che non hanno ancora riavuto la propria casa. I responsabili, recentemente interrogati, hanno risposto di non sapere dove siano finiti i fondi statali, regionali e privati destinati ai progetti di ricostruzione.
In secondo luogo vi sono le ristrutturazioni e le norme antisismiche. Dopo il terremoto di L’Aquila le norme antisismiche furono rese più rigide e da allora avrebbero dovuto garantire una maggiore sicurezza. In teoria. Molti appalti per le costruzioni sono infatti affidati ad aziende interlacciate con la mafia. Il loro obiettivo è infatti quello di fare una grande opera spendendo il meno possibile, per massimizzare i guadagni. Se poi l’edificio dovesse risultare instabile o insicuro, una volta fatti passare i test, non sarebbe più un problema loro. È quello che è successo anche ad Amatrice. Una scuola, inaugurata nel 2012 e, almeno in teoria, completamente antisismica, è crollata senza opporre resistenza mentre un campanile, recentemente ristrutturato, si è abbattuto al suolo uccidendo una famiglia. Le inchieste sono già state avviate ma, come già successo negli altri casi, trovare un responsabile sarà quasi impossibile.
Punto terzo, lo sciacallaggio. Si tratta di un business facile da apprendere e da mettere in pratica praticamente da chiunque: appena la popolazione, spaventata dalle scosse, ha lasciato incustodite case e negozi, entrare e rubare tutto ciò che si trovi ancora intatto. Può sembrare una cosa tanto crudele da essere inventata, ma così non è: a L’Aquila, a Modena e già anche ad Amatrice e negli altri luoghi colpiti dal sisma gruppi di criminali, ladri improvvisati si avventurano tra le macerie per guadagnare, a modo loro, dall’accaduto.
Dispiacciamoci dunque per i morti, ma altrettanto per i vivi che, oltre al dolore delle perdite, dovranno affrontare queste ingiustizie e patire il freddo in tende da campo mentre chi è sopra di loro sta al caldo a contare i profitti.
Mannis Matteo