Una sfida a chi lo ha più grosso (il tasto)

 Sono le 16:49 del 2 gennaio 2018: tra chi torna dalle vacanze e chi è già rientrato al lavoro tutti sono ormai entrati nello spirito del nuovo anno. A livello di politica e sicurezza internazionale questo 2018 sembra promettere bene: il dittatore nordcoreano Kim Jong Un nel suo discorso di fine anno ha ribadito come “Il pulsante nucleare sia sempre sulla sua scrivania” come ad indicare il mantenimento delle ostilità con gli Stati Uniti ma ha anche affermato che tali armi non sarebbero state usate a meno di una di un’aggressione. Situazione statica e quasi tranquilla dunque. Quasi. Donald J. Trump, ripresosi con tutta calma da chissà quale festa dell’ultimo dell’anno e (sfortunatamente) tornato alle sue mansioni da presidente, risponde alle minacce di Kim.

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Il leader della Corea del Nord Kim Jong Un ha dichiarato che “Il pulsante per il nucleare è sempre sulla sua scrivania”. Qualcuno del suo regime impoverito e affamato lo informi per cortesia che ho anche io un pulsante per il nucleare, e che è molto più grande e potente del suo, e in più il mio pulsante funziona!”

Evidente il tono retorico di scherno utilizzato dal presidente nel suo “Tweet di (quasi) inizio anno”: non solo un attacco diretto al dittatore ma una striscia di odio che si estende a tutto il popolo nordcoreano, definito “impoverito e affamato”. È certo riconosciuto che gli Stati Uniti, soprattutto dopo la fine della Guerra Fredda, abbiano un arsenale nucleare superiore a quello della Corea del Nord, sperimentato durante il 2017 ma ancora tecnologicamente militare. È però ugualmente certo che questo fatto non autorizzi Donald Trump a trattare delicati temi di politica estera con una retorica da adolescente che litiga con i compagni su “certe dimensioni”.

Ad una prima lettura non può non scappare una risata all’atteggiamento del presidente che sembra trasformare una possibile guerra in una commedia americana da guardare in famiglia dopo cena sul divano. Non tutto è però così comico: come chiarisce il cantante dei Green Day Billie Joe Armstrong in un post su Instagram il giorno seguente, “This isn’t funny”: “Questo non è divertente”. Basta in effetti ragionare sulla situazione senza il filtro della comicità: il presidente degli USA, una delle persone più potenti e influenti al mondo, si comporta come un adolescente troppo cresciuto che minaccia di sterminare migliaia di innocenti a causa di un diverbio con il dittatore al comando di quegli innocenti.

Ovviamente gli oppositori del presidente (ormai molto più numerosi dei suoi sostenitori) hanno colto l’occasione per aggiungere un nuovo punto alla loro guerra guidata dal “grido” dell’hashtag #impeachtrump ma questo non ha impedito al destino di due popoli, o forse più, di rimanere sull’orlo di un drastico tracollo solo per il capriccio di un uomo che vuole dimostrare al suo nemico che “lui lo ha più grosso”.

Mannis Matteo

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