Come spesso accade, è un’ immagine quella che apre gli occhi. Questa volta è uno scatto, emblema della situazione dell’ Europa del 2016. Un’ Europa che vacilla, che si sgretola, schiacciata dalle opprimenti problematiche dell’ immigrazione e della guerra al Daesh.
Dopo il 22 Marzo, è chiaro come l’ Isis stia agendo nella sua lotta all’ occidentalismo. Non ci sono eserciti in guerra, bombe nucleari o brigate estremiste; ma cittadini europei (con un’ evidente propensione all’ ideologia distruttiva) che si fanno saltare in aria nei luoghi simbolo del modus vivendi europeo: il terminal, la metro, il teatro, lo stadio, il caffè, la sede del giornale satirico. E così l’ Europa si divide: chi attacca gli immigrati e propone la chiusura delle frontiere; chi controbatte dicendo che i kamikaze avevano la cittadinanza europea.
E’ il panico tra i premier, che non sanno se rassicurare – invano – la popolazione o drammatizzare.
E’ un metodo astuto, quello jihadista. Far saltare il sistema dall’ interno.
Il terrore che scaturisce dalla consapevolezza di non essere mai al sicuro, in nessun luogo, in nessun istante.
Coraggio o rassegnazione? La gente che dopo l’ attentato riprende a lavorare normalmente; la debole ondata emotiva, fatta di alcuni disegni a gessetti sulle strade e qualche hashtag sui social (pochissimo in confronto a quanto fatto per Parigi); le persone che dicono “Ce lo aspettavamo, era un fatto che doveva succedere”.
Un’apatica ripresa della routine quotidiana come risposta al terrorismo islamico; Nulla di meno convincente, segno, più che altro, di uno spirito europeo che si sgretola, di una fiducia non riposta nelle istituzioni europee.
Questa, dunque, è vera paura: la rassegnazione mette i brividi più di ogni altra cosa. Perché in fondo il terrorismo, si sa, è destinato a soccombere. Ciò che conta davvero è la nostra reazione ad esso; il modo in cui abbiamo intenzione di combatterlo concorre a determinare quanto esso durerà e quanti danni provocherà.
Come dice la vignetta di ElleKappa, “All’ origine della tragedia un ventennale colpo di sonno dell’ Europa”.
E’ dunque ora che l’ Europa si svegli e reagisca al primo grande nemico, la rassegnazione dei suoi cittadini.