Come un poeta – Commento alla Divina Commedia

Questa è la testimonianza di un uomo che ha visto il Bene e il Male; di un poeta che ha raccontato la storia dell’umanità.

Questa è la storia di un maestro che ha raccontato della vita e della morte, di uomini e di donne, dell’odio e dell’amore, del peccato e del perdono, di politica e di poesia.

Questa è l’opera di un uomo che, con le sole parole, ha cantato di dolore e di beatitudine, di buio e di luce, di Satana e di Dio, di concetti astratti, indicibili e inimmaginabili.

Amore, beatitudine, colpa, pentimento, ira, gola, accidia, avarizia, pietà, luce, voto… non sono più parole, ma la trama stessa della vicenda umana in questa splendida, imperfetta Terra.

In ogni pagina, in ogni verso, in ogni rima e sillaba, si coglie il profondo amore che Dante prova nei confronti della vita; lo sdegno per la corruzione e la depravazione dell’essere umano che si abbandona ai vizi e al peccato; la volontà di aiutare a trovare la luce nel buio della “selva oscura”.

Sulle pagine, impregnate di poesia, scorrono parole, meravigliose, che toccano le corde del cuore, facendole vibrare alla stessa frequenza di quell’armonia generata dal movimento del Primo mobile nei cieli celesti.

E allora le grida dei dannati e il battito d’ali di Lucifero diventano reali: fracassano i timpani e scompigliano i capelli; il canto di Casella scalda l’anima; l’acqua del Lete la purifica e poi “trasumana” fino ad arrivare al cospetto della verità. Una verità fatta di immagini, similitudini e parole.

Dante ha avuto a disposizione solo le parole; parole che sono la sola cosa che abbiamo per guardare nei posti giusti, per conoscere, esprimere, essere, accettare che siamo fatti di Bene e Male, che si può peccare, che ci si può perdere. Ma bisogna anche essere capaci di chiedere aiuto, di rialzarsi e continuare a vivere in questo bel mondo.

E la letteratura, la poesia, la Commedia, sono gli strumenti più preziosi che abbiamo per comprendere, parola dopo parola, i dettagli della vita; per curare, rima dopo rima, la fragilità del mondo; per combattere contro le ingiustizie, la violenza, l’indifferenza, l’ignoranza.

Perché, anche dopo settecento anni, c’è ancora chi commuove per le parole di un uomo qualsiasi, uguale a tanti altri. C’è ancora chi – come un poeta – si meraviglia davanti a un tramonto; c’è ancora chi, con un fragile cuore e un’anima crepata, trova nella semplicità quella follia che spinge a volare, a scrivere. Le rime, fragili e leggere, sfiorano l’aria e si dissolvono nell’alba.

Ogni parola è una flebile fiamma sospesa a mezz’aria nel buio dell’Eternità. Ogni pagina è la manifestazione di un’anima pura che ha scelto di rispondere al richiamo del mondo. Ogni verso è la testimonianza che lascia chi – come un poeta – ha la capacità di vedere, sentire, raccontare, scrivere di questa vita che l’uomo con sa più apprezzare. 

Perché le parole sono la sola cosa di cui disponiamo e, contrariamente a quanto si pensa, sono eterne.

Questa è la testimonianza di un uomo, Dante, che settecento anni fa ha scritto delle parole; parole che ancora oggi leggiamo, parole che ancora oggi ci parlano, parole che anche tra settecento anni toccheranno i cuori degli uomini, così come hanno toccato il mio. 

Federica Ferrari, 5E

Può interessarti...