Lo sciopero delle bustaie e lo sfruttamento del lavoro femminile
Siamo a Parma nel 1907, dove hanno sede i più importanti bustifici dell’epoca che esportavano anche all’estero .
La produzione dei busti per signora si era affermata a Parma già alla fine dell’Ottocento. Nel 1907 erano presenti quattro importanti bustifici, che impiegavano operaie, tra cui molte bambine e adolescenti. La maggior parte provenivano dal quartiere popolare dell’Oltretorrente. Negli stabilimenti era praticata una rigida divisione del lavoro che corrispondeva alle diverse fasi di produzione. Le donne erano sottoposte a ritmi di lavoro massacranti dalle nove ore al giorno in su. Erano sottoposte ad un regolamento che prevedeva pesanti sanzioni, le “maestre” controllavano le lavoratrici affinché rispettassero il regolamento. L’ambiente di lavoro era carente anche dal punto di vista igienico. Voglio soffermarmi sul salario perché oltre alle smisurate ore di lavoro, venivano pagate pochissimo in base al sistema del cottimo.
Il salario è il compenso che riceve il lavoratore per la sua attività. Nel caso delle bustaie era stabilito non in base alle ore di lavoro fatte, ma in base alla quantità di lavoro realizzato, quindi quanti busti venivano realizzati. Il salario giornaliero era al massimo di una lira e mezza, ma quasi sempre era meno infatti se una macchina si rompeva veniva abbassato il compenso, se non si rispettava il regolamento la maestra applicava le sanzioni, cioè una diminuzione del salario.
Una delle principali cause dello sciopero fu il salario basso in base alla retribuzione a cottimo.
In conclusione le bustaie erano il gruppo più numeroso del settore industriale, circa mille e bloccarono la fabbricazione dei busti, perché avevano un salario non proporzionato al lavoro che svolgevano. Il risultato dello sciopero fu il pagamento extra, ma non venne abolito il cottimo.
Bruni Emanuele
Il cottimo, un raffinatissimo mezzo di schiavitù
“Le operaie venivano pagate al lavoro svolto e non alle ore di lavoro effettuate, ottenendo una paga molto bassa. Se la retribuzione media era di una lira al giorno solo pochissime bustaie specializzate arrivavano a guadagnare due lire a giornata”.
Questa è la spiegazione di come, nel 1907, a Parma , le donne che lavoravano nelle industrie di busti venivano pagate, anzi quasi non pagate, anche se lavoravano dalle nove alle dieci ore giornaliere, in condizioni estreme.
Siamo nel 1907 a Parma dove le industrie di busti sono al centro dell’economia parmigiana. Questo grazie anche al fatto che le operaie di queste fabbriche vengono sottopagate facendo guadagnare maggiormente gli imprenditori. Le condizioni lavorative delle bustaie sono estremamente pesanti, vengono pagate con solo una lira a busto. Questo capo di abbigliamento richiede una lavorazione estremamente complicata che rende le loro giornate lunghissime ed estenuanti. I sindacalisti del tempo infatti definivano il cottimo come un “Raffinatissimo mezzo di schiavitù inventato dalla borghesia” e come uno strumento che “Assilla senza pausa le bustaie” le quali dicono “ Il salario scarso è causa di un esaurimento fisico” al punto che “Una statistica sulla mortalità delle bustaie darebbe cifre spaventose”.
Al contrario invece gli industriali sono estremamente avvantaggiati. Pagando poco o niente le bustaie possono permettersi di assumere più donne e quindi produrre maggiormente, inoltre possono tenere più bassi i prezzi dei busti in maniera da incitare a comprarne di più. Altra cosa a favore dei datori di lavoro è che se una bustaia si assenta per malattia non deve essere pagata e quindi sono soldi in più per loro. Quindi, in sintesi, mentre le bustaie soffrono la fame e sono “Esaurite” fisicamente per colpa dell’eccessivo lavoro, i borghesi che lavorano ai vertici delle industrie guadagnano stando seduti in poltrona senza lavorare.
Alla fine dello sciopero del 1907 le cose sono cambiate, ma non del tutto, infatti la paga a cottimo è rimasta, lasciando così le condizioni delle bustaie ancora in crisi, per questo motivo infatti lo sciopero non verrà mai considerato come vinto.
Amadei Camilla
L’Oppressione Femminile della Moda: il Corsetto – La sua storia, struttura e danni fisici
Il corpo femminile è unico. Perché intrappolarlo, modellarlo e costringerlo in una vera e propria trappola?
Ebbene sì, la moda ha sempre accecato gli occhi delle persone sulla vera natura di uno splendido corpo: quello di una donna. Conoscere il passato ci insegna sempre molto e, grazie alle persone dell’Archivio storico di Parma, abbiamo scoperto una storia intrigante che vede le bustaie coinvolte; una storia, che pochi conoscevano, della nostra città.
Una vita stretta e curve accentuate erano gli ingredienti perfetti per la ricetta della figura di una nobildonna.
Il protagonista di questa storia, però è il corsetto, o busto, realizzato con cotone, lino, seta, nastri, pizzi e stecche di balena, proprio dalle bustaie. Esiste fin dal 1600 a.C., quando i corpi venivano raffigurati attraverso la forma a clessidra. Viene poi introdotto nel 1500 nella corte francese, da Caterina de Medici che indossava un corsetto in ferro, stringendo la vita fino a quaranta centimetri di circonferenza. Questa moda continuò anche durante la Rivoluzione francese e proseguì per molto tempo. Una rivista dell’epoca, rivolta alle donne aristocratiche, prevedeva che fossero utilizzati anche dalle bambine: una vera e propria trappola, la “trappola di Afrodite” e una gabbia per gli organi e le ossa.
Il corsetto portava il petto verso l’alto e inarcava la schiena. Costringeva tutti gli organi interni, serrando e deformando il fisico causando disturbi digestivi, mancanza di respiro e svenimenti. Inoltre, con una allacciatura prolungata gli organi potevano rimanere danneggiati.
Molte donne si sono fatte rimuovere due costole per raggiungere chirurgicamente il risultato.
La bellezza non nasce da un canone imposto dagli altri. E’ interiore. Afrodite aveva il seno poco prosperoso, le curve non molto accentuate e i fianchi larghi, eppure era la dea della bellezza.
I diritti delle donne sono una responsabilità di tutto il genere umano. Non snaturiamoci solo per piacere agli altri.
Azzolini Ambra
Parma: lo sciopero delle bustaie del 1907
Oggi illustreremo uno degli avvenimenti più importanti della storia di Parma. “lo sciopero delle bustaie” del 1907 e parleremo soprattutto delle loro condizioni di lavoro e delle condizioni che posero fine al loro sciopero.
La prima cosa che andremo ad approfondire sono le quattro più importanti fabbriche di Parma: la prima è la fabbrica di Italo Moraschi che aveva 85 operaie, poi troviamo la fabbrica di Bortolini dove lavoravano circa 130 bustaie con solo 2 servizi igienici, la fabbrica dei fratelli Mantovani, 90 bustaie e l’ultima fabbrica è quella di Mantovani e Crispo con 500 operaie e 8 servizi igienici.
In ognuna di queste fabbriche lavoravano numerose bambine dai 11 anni in su e l’età media di una bustaia era di circa 23 anni, questo perché le bustaie più giovani avevano mani molto piccole utilissime per il lavoro in fabbrica ed essendo più giovani si stancavano di meno rispetto a operaie anziane.
Un’altra importante caratteristica delle fabbriche era la suddivisione di compiti: infatti il busto non era assemblato unicamente da un’operaia ma da molte dal ruolo diverso, su questo poi si basava il cottimo cioè il sistema di paga su ogni prodotto realizzato. Nelle fabbriche si trovavano operaie che lavoravano come: cucitrici, molliste, ricamatrici, orlatrici, puntatrici, infilatrici, occhiellatrici e stiratrici, tutto il lavoro era poi controllato da una maestra che doveva impedire le chiacchiere e che tutte le operaie lavorassero efficientemente.
Per finire capiremo le condizioni accettate dagli imprenditori. La lettera fu scritta da Alceste de Ambris, segretario della Camera del Lavoro, e viene ricordata come il Memoriale. Le condizioni imposte dalle bustaie sono:
- Orario lavorativo fissato a 8 ore.
- Aumento delle paghe del 20 %.
- Pagamento del lavoro straordinario del 50%.
- Maggiori qualità igieniche.
- Riconoscimento della Camera del Lavoro come rappresentante degli interessi delle bustaie.
- Abolizione del cottimo
Purtroppo però tutto ciò rappresenterà una mezza vittoria perché il cottimo non sarà abolito e le bustaie dovranno ancora aspettare.
Battistini Tommaso
L’aiuto dei cittadini dei confronti delle bustaie
Parma, 28 luglio 1907: le bustaie smettono di lavorare per protesta verso le pessime condizioni di lavoro e verso il salario che era troppo basso e “a cottimo” (si veniva pagati in base a quanto si produceva, non in base alle ore lavorate). Lo sciopero, il primo femminile in Italia, durerà 50 giorni ed è stato possibile resistere così tanto tempo senza lavorare, e quindi senza guadagnare, perché i cittadini di Parma hanno aiutato le bustaie.
Infatti i parmigiani hanno donato cibo e beni di prima necessità alle bustaie, tra i vari motivi anche perché la causa delle operaie (cioè quella dello sfruttamento sul lavoro) era anche la loro. Ognuno donava quello che poteva. La cosa per me importante è che le donne non hanno fatto l’elemosina, bensì i loro concittadini le hanno aiutate di loro spontanea volontà.
Lo sciopero vero e proprio è iniziato il 28 luglio 1907 quando tutte le operaie hanno iniziato la protesta, ma il malcontento non è nato in un solo momento: infatti il 20 luglio 1907, 20 bustaie si agitano per le paghe ridotte e 3 giorni dopo si riuniscono tutte le bustaie per discutere della situazione. Durante la riunione Alceste de Ambris scrive una lettera detta “Memoriale” ai proprietari delle fabbriche che rivendica i diritti delle donne.
Il Memoriale è stato scritto, appunto, da Alceste de Ambris, un politico, giornalista e attivista italiano, Durante lo sciopero delle bustaie si è adoperato per far ottenere alle operaie i loro diritti e di farli valere, anche se la loro vittoria è parziale dato che la paga sarà comunque a cottimo.
Questo sciopero mi ha insegnato a credere che nulla è impossibile e a non mollare mai. Inoltre lo dovremmo ricordare perché è simbolo dell’emancipazione femminile e probabilmente senza questo sciopero, che ne ha ispirati di successivi, le donne non avrebbero gli stessi diritti sul lavoro di adesso e in più riguarda appieno la nostra città.
Lazzari Fabio
Bustaie condizioni di lavoro e di igiene scandalose: cosa ha portato al primo sciopero femminile
Il busto nell’abbigliamento femminile era un elemento fondamentale e dal 1861 il suo settore era trainante per l’economia di Parma. Oltre a varie botteghe c’erano quattro fabbriche importanti: la G. Bortolini & C., la Moraschi, L. & D. Fratelli Mantovani e la Premiata Fabbrica Mantovani Giuseppe e Crispo, la più grande. In queste fabbriche le condizioni lavorative e igieniche delle bustaie non erano rispettate.
Nei vari stabilimenti il numero di latrine presenti non era proporzionato al numero delle bustaie che ci lavoravano. Infatti nella Moraschi c’erano 2 servizi per 200 lavoratrici, nella Bortolini erano presenti 4 servizi per 130 bustaie, nella Mantovani ce ne erano 2 per 250 e infine nella Mantovani e Crispo ne erano presenti 8 per 500. Anche a causa della scarsa igiene, spesso fra le bustaie si diffondevano malattie.
Gli orari lavorativi erano estenuanti: ragazze dai dodici ai venticinque anni dovevano lavorare per 8/9 ore al giorno per sei giorni alla settimana. La loro giornata iniziava con il suono della prima campana, quando entravano; entro la seconda si dovevano cambiare con vestiti puliti e subito dopo dovevano trovarsi davanti al macchinario per iniziare. Mentre lavoravano venivano controllate dalle maestre, dei capireparto. L’unico giorno libero era la domenica.
Pur lavorando per così tante ore le bustaie venivano pagate a cottimo cioè a seconda della quantità di busti prodotti. Erano sottopagate: guadagnavano da 0,50 lire a 1,50 lire, ore extra e lavoro durante i giorni festivi non venivano retribuiti. Se mentre lavoravano parlavano o infrangevano le regole le maestre le sanzionavano. Perdere il lavoro significava non riuscire a pagare le spese mensili per le loro famiglie che erano numerose.
Per questi motivi nel 1907 fecero il primo sciopero femminile: per migliorare le condizioni igieniche, gli orari lavorativi, il cottimo e la retribuzione degli extra.
Lo Iacono Caterina
Le donne nel mondo del lavoro: lo sciopero delle bustaie – Verso la nascita di maggiori diritti
Nel 1907 Parma era una delle migliori città per la produzione e l’esportazione dei busti da donna: la moda a quei tempi imponeva alle donne di indossarli per dare forma al loro corpo.
Le donne lavoravano nelle fabbriche che producevano questi busti e per questo venivano chiamate bustaie. A Parma erano presenti quattro fabbriche incentrate sulla produzione di questo tipo di prodotti, considerati allora molto importanti.
La ricompensa per le lavoratrici era il cottimo: questo pagamento consisteva nel ricevere denaro in base alla quantità di lavoro prodotto, senza tenere conto delle ore effettivamente impiegate lavorando. Infatti, le bustaie non potevano assentarsi perché non avrebbero ricevuto la retribuzione ed avrebbero rischiato il licenziamento. Inoltre, i proprietari delle attività non prendevano in considerazione nessun altro metodo di pagamento.
Il disequilibrio tra salario e ore di lavoro era notevole: le bustaie lavoravano tante ore, anche più di dieci al giorno, ma il salario era basso.
Oltre a questo aspetto, nelle fabbriche le condizioni igieniche erano scarse, le regole da rispettare erano severe e le punizioni in caso non si seguissero le indicazioni erano difficili da sopportare.
Le bustaie erano stanche di essere trattate in questo modo e decisero, aiutate da Alceste De Ambris, di organizzare uno sciopero che durò cinquanta giorni. Vennero fatte delle richieste ai proprietari delle fabbriche che avrebbero agevolato le lavoratrici. I padroni inizialmente non si dimostrarono aperti a nessun tipo di trattativa; ma dopo quasi due mesi di sciopero si arrivò, il 16 settembre, ad un accordo: la ribellione, vista positivamente dalle bustaie, ha portato alla modifica di alcune regole nel mondo del lavoro e garantì maggiore rispetto per le persone, l’aspetto più importante e ricercato maggiormente dalle lavoratrici.
Moretti Riccardo
La rivolta delle bustaie. Parma 1907
Immaginate di trovarvi a Parma il 23 luglio del 1907; sembra un giorno normale, ma non lo è.
Nelle fabbriche di busti si stanno scaldando gli animi, le bustaie sono in “guerra” con i loro superiori per condizioni igieniche scandalose e salari basati sui capi prodotti e non sulle ore di lavoro.
I primi segnali del malcontento delle bustaie cominciano dai piccoli gesti, rifiutare punizioni, risse con le maestre (controllori dei reparti),sabotaggio dei macchinari ecc…
Le bustaie delle 4 fabbriche più importanti parmensi si mettono d’accordo e organizzano la prima grande rivolta femminile sul mondo del lavoro.
Aiutate dalla compassione dei cittadini parmensi dell’epoca riuscirono a ricavare un bel gruzzolo, tramite concerti e beneficenze, tanto da poter permettersi di non lavorare per 50 giorni.
I capi delle fabbriche: Moraschi, Bortolani, Mantovani e Crispo si “alleano” e da perfetti rivali diventano “migliori amici”. Decidono quindi di inviare una lettera alla “lega delle bustaie”, sindacato creato dalle lavoratrici per questa occasione, in cui chiedono spiegazioni.
Le bustaie, allora, fanno domanda per avere: un orario unico; una tariffa del salario superiore del 20%; un pagamento per gli straordinari; una riforma dell’igiene e punizioni meno pesanti.
Ovviamente non essendo gli industriali d’accordo con queste richieste il dibattito va avanti fino a raggiungere un accordo nel settembre di quell’anno.
Le bustaie non ottennero tutto quello che avrebbero voluto ottenere, restò infatti il salario a cottimo.
In conclusione questa fu una grande rivolta, uno spunto che poi portò alla scomparsa delle condizioni orribili di lavoro dell’epoca, e come disse Neil Armstrong “Un piccolo passo per l’uomo ma un grande passo per l’umanità”.
Saletti Lorenzo
Si ringraziano Francesca Belmessieri e l’Archivio Storico Comunale di Parma.