Il calendario della discordia: tra bilancia e spada

Il 4 dicembre u.s. è stato presentato a Roma presso l’Aula Magna della Corte di Cassazione, alla presenza delle più alte cariche istituzionali, il nuovo calendario 2025 del Corpo di Polizia Penitenziaria.

Un calendario che, a causa delle sue immagini considerate fin troppo violente e repressive, è stato oggetto di polemiche da parte del PD a tal punto da richiedere che venisse ritirato.

Le immagini del calendario sono tutte incentrate su un unico tema, quello della formazione. Le fotografie, infatti, ci mostrano scene di addestramento degli allievi di scuole di formazione in tutta Italia, scene che, agli occhi di molti, sembravano rappresentare la polizia penitenziaria in un comportamento che non rispecchiava la politica di rieducazione prevista dai principi costituzionali.

Dispositivo a tutela dell’Autorità, addestramento USPEV

Ad esempio troviamo agenti che imbracciano armi e scudi antisommossa, allievi che imparano a sparare e a bloccare un individuo a terra. Tutte immagini criticate dal PD che, attraverso i senatori Filippo Sensi, Cecilia d’Elia e Debora Serracchiani, hanno presentato un’interrogazione parlamentare al ministro della Giustizia Carlo Nordio, mettendo il calendario in questione a confronto con quelli dei Carabinieri e della Polizia di Stato che, a loro dire, contenevano immagini più pacifiche (agenti con in braccio bambini, mentre abbracciano immigrati all’arrivo e simili) e commentando: “traspare un messaggio di mera repressione (utilizzo di manganelli, armi, scudi antisommossa ed altro) che lascia basiti per le modalità di esibizione di forza violenta. Queste immagini non rendono merito al lavoro quotidiano di un Corpo preziosissimo per il funzionamento della macchina della giustizia del nostro Paese”.

Tutela presidio, addestramento GOM

Il ministro della Giustizia risponde così: “Nel calendario della polizia penitenziaria ci sono rappresentazioni pacifiche così come in quelli di altre forze di polizia ci sono elementi armati. La differenza la fa l’immagine della Giustizia, che ha la bilancia e la spada. La bilancia senza spada sarebbe impotente, la spada senza bilancia sarebbe arbitrio: occorre coniugare entrambe le cose. La spada è la custode della legge: la nostra polizia penitenziaria, che lavora purtroppo in condizioni difficili e che spesso è oggetto di violenze, ha il diritto di difendersi, e se per farlo servono anche le armi è garanzia di leggi e sicurezza”.

Ho avuto modo di visionare i calendari della Polizia di Stato e dei Carabinieri e, per correttezza, vorrei descrivere le immagini riportate in questi calendari e usate dal PD come esempio positivo rispetto al calendario della Polizia Penitenziaria. Per quanto riguarda quello della Polizia di Stato non sono presenti le immagini descritte dall’onorevole Serracchiani come ad esempio i poliziotti che abbracciano un immigrato all’arrivo o che tengono in braccio un bambino. Anche tra le loro foto, infatti, sono presenti immagini simili a quelle della Penitenziaria, come in quella di dicembre dove vediamo agenti con volto coperto e armi. Stessa cosa per il calendario dei Carabinieri dove, per precisare, non ci sono fotografie ma disegni, in cui anche loro sono rappresentati in situazioni operative, ad esempio ad agosto è presente un agente del GIS (Gruppo Intervento Speciale) che porta un arma.

Agente del GIS (Gruppo Intervento Speciale) nel calendario 2025 dei Carabinieri

Come nel calendario della Penitenziaria sono presenti immagini pacifiche, anche nei calendari citati sopra sono presenti immagini di scenari operativi.

Quanto detto sopra riporta una visione obiettiva delle due posizioni,  ma ciò che vorrei sottolineare è che il lavoro della Polizia, che sia di Stato, Penitenziaria o Carabinieri, è un lavoro che gira attorno al concetto di giustizia e sicurezza per tutti. La giustizia non può essere garantita solo con le armi, e di certo non con la violenza. La sicurezza di tutti noi deve essere garantita dalle nostre forze di Polizia, mantenendo l’equilibrio, come ha detto il ministro Nordio, tra la bilancia e la spada, e senza mai superare i limiti previsti dalla legge.

Il carcere è un luogo di riabilitazione, ma anche di punizione; questi due aspetti non devono essere sostituiti l’uno con l’altro e nessuno dei due deve essere prevalente rispetto all’altro.  L’abilità del Corpo di Polizia Penitenziaria è quello di equilibrare questi due aspetti per garantire la sicurezza e il benessere di tutti.

Per citare un articolo del Report Difesa dell’11 dicembre: “Il DAP contribuisce alla rieducazione e al reinserimento dei detenuti nel contesto sociale promuovendo un modello di giustizia che rispetta i diritti umani e la dignità delle persone. Questo ruolo è essenziale per garantire che il sistema penitenziario non sia visto solo come un luogo di punizione, ma anche come un’opportunità per la riabilitazione.

Tuttavia, questa funzione non è la sola e troppo spesso si vuole sostituire strumentalmente il concetto di pena con quello di rieducazione, privando di contenuti la necessaria azione afflittiva della condanna.”

I poliziotti penitenziari fanno un lavoro duro, non per tutti, che include anche un alto rischio di subire aggressioni o, in casi estremi, di perdere la vita. Negli ultimi anni si è registrato un forte incremento delle aggressioni al personale di Polizia Penitenziaria nonché un numero di rivolte e proteste violente che non accadevano da decenni, di conseguenza la necessità di calibrare la formazione del corpo di polizia per essere pronti anche di fronte a situazioni del genere. Ultimamente il numero di aggressioni fisiche al personale sono aumentate del 61% dal 2022 al 2024, passando quindi da 1263 nel 2022 a 2033 nel 2024 (dati del Report Difesa dell’11 dicembre 2024).

Le immagini di agenti aggrediti sul posto di lavoro sono impressionanti e tristi e sono la prova della necessità, solo in questi casi, dell’uso della forza, peraltro previsto dall’ordinamento penitenziario, per garantire l’incolumità fisica sia di tutti gli operatori penitenziari sia dei detenuti.

Per concludere, dovremmo celebrare con grande orgoglio il lavoro che svolgono tutti i giorni gli agenti di Polizia Penitenziaria che riescono a garantire l’ordine e la sicurezza all’interno delle carceri, elementi necessari per la rieducazione dei detenuti, con la speranza di restituire persone migliori alla società.

Alessia Paglialonga 2^B

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