Fin dalla comparsa sulla Terra dell’uomo di Neanderthal, l’umanità ha cominciato ad interrogarsi sul funzionamento della porzione di Universo in cui viveva, cercando delle risposte alla propria curiosità e trovandole nel divino, venerandolo e temendolo. A partire dal V secolo a.C., in Grecia, alcuni filosofi cominciarono ad affidare questa ricerca al pensiero e ad un’analisi più razionale della realtà: tra questi, in particolare, gli epicurei furono i primi a ripudiare la religione e a credere esclusivamente in una visione scientifica del mondo, salvo poi essere stati soppressi e dimenticati dal Cristianesimo, fondato su di un’unica Verità dogmatica e assoluta. Il suo dominio insabbiò quella visione per secoli, fino a quando, a partire dal Seicento, alcuni pensatori cominciarono a dubitare di quella concezione, cercando un’alternativa: Francis Bacon e Galileo Galilei la trovarono nel metodo scientifico, che guidò, da allora, la ricerca umana.
Scienza e religione sono, per la propria stessa natura, campi di ricerca completamente opposti.
La scienza si prefigge come scopo quello di studiare la realtà tramite osservazioni ed esperimenti che dimostrino la validità di leggi universali, le quali sono accettate come valide descrizioni del funzionamento del Cosmo e possono, anzi devono, essere riscritte quando la loro validità viene meno o viene surclassata da quella di nuove dimostrazioni. Come afferma il divulgatore Barbascura X ne La tempesta imperfetta, “La ricerca è la costruzione di un’enorme torre di Babele fatta di fogli di carta” che continuamente vengono aggiunti alla pila per farla crescere o sostituiti per stabilizzarla.
Al contrario la religione nasce dall’interpretazione di una risposta alle cosiddette vexatae quaestiones, domande a cui non è possibile fornire una risposta giusta o definitiva poiché si interrogano su questioni metafisiche oltre il mondo sensibile, come l’anima e dio; questi sono quegli argomenti che Kant definisce noumeni, ovvero concetti limite che sono ipotizzabili ma non conoscibili: non si può essere certi della loro esistenza. La religione afferra questi postulati trasformandoli in dogma e basando la propria visione del mondo su di essi, affidando la propria stessa stabilità alla fede: è facile preda del dubbio, poiché in mancanza della cieca convinzione perde le proprie fondamenta e crolla.
La scienza, invece, sul dubbio si fonda: esso è l’unico strumento che permette di riconoscere le tesi scorrette e infondate, che cadono sotto di esso, da quelle valide, che, poggiando su dei dati, vi resistono; è il motore che muove la ricerca scientifica inculcando nella testa delle persone il bisogno di trovare e di superare i limiti precedentemente raggiunti.
Come afferma Galileo Galilei in una lettera alla granduchessa di Toscana, il compito della scienza è di studiare come si muove il cielo, quello della religione spiegare come raggiungerlo.
La prima cerca risposte nella realtà empirica, la seconda certezze nel pensiero.
Notari Federico, 4^E