“Un viaggio di mille miglia inizia con un singolo passo” diceva Lao Tzu.
La nostra amicizia con Ugo Franchini è nata da tanti piccoli gesti di cura nei confronti della sua pietra di inciampo che si trova via Strobel, proprio vicino alla fermata del bus dove ogni giorno si fermano, scendono, sostano tanti studenti. Quest’anno abbiamo deciso di valorizzare la pietra che spesso viene ignorata dai tanti passanti che distrattamente ci camminano vicino. L’abbiamo lucidata e abbiamo creato una targa d’ acciaio con l’obiettivo di tener vivo il suo ricordo.
UGO FRANCHINI: giovane partigiano conosciuto con il nome di battaglia “Scampolo”, deportato a Mauthausen e morto a 15 anni.
Dopo aver condiviso questo piccolo gesto sui canali social del liceo, la famiglia di Ugo ci ha contattato per farci conoscere meglio la storia di questo giovanissimo partigiano.
E’ così che è iniziato il nostro viaggio nella storia.
Il 19 aprile abbiamo incontrato i membri della famiglia che desideravano tramandarci la sua vita, infatti Mario, suo fratello, non lo ha mai dimenticato e ha sempre parlato di lui ai suoi parenti per tenere vivo il ricordo di generazione in generazione.
La signora Adele, sorella della moglie di Mario, si è recata nel nostro liceo per allargare anche a noi questo ricordo.
Adele è nata nel 1931 e viene da una famiglia di partigiani di Varano de’ Melegari dove fin da piccola ha svolto l’attività di staffetta; in particolare si occupava di fare da vedetta vicino casa e portare risorse ai partigiani nei boschi.
Essendo cresciuta in campagna la sua guerra è stata differente rispetto a quella di milioni di italiani; ma, nonostante avesse subito diversi torti da parte dei tedeschi, la signora ha affermato diverse volte nel corso dell’intervista che il male peggiore per l’Italia durante la Seconda Guerra Mondiale furono i fascisti.
Inoltre, ha raccontato la storia di suo padre il quale aveva combattuto nella Prima Guerra Mondiale nel corso della quale era stato fatto prigioniero in Germania, dove ha imparato il tedesco. Nella Seconda Guerra Mondiale, invece, è stato portato via da casa per 3 mesi, senza che la famiglia lo sapesse, è stato rinchiuso nel castello di Varano De’ Melegari, ed è stato costretto a svolgere il compito di interprete a favore dei soldati tedeschi.
Oltre alla sua famiglia anche il marito faceva parte della resistenza come staffetta partigiana e più di una volta è stato catturato e interrogato dalla polizia. La prima volta, immediatamente dopo la fine della guerra, venne torturato per tre giorni, poi ricoverato in ospedale in coma. Ricevette persino l’estrema unzione ma, miracolosamente, si risvegliò. La seconda volta, invece, rimase coinvolto in uno scontro a fuoco tra due vigili per una “regolazione di conti” nella quale uno dei due rimase ucciso, la polizia lo ritenne colpevole e venne interrogato nel torrente Parma per più di tre ore.
Ma parliamo ora della vita di Adele: dopo la guerra si trasferisce a Varese dove fa la mondina, passa poi a Recco e a La Spezia dove viene assunta come donna di servizio. La stessa professione la svolge a Milano, ultima esperienza in Italia prima di trasferirsi in Svizzera dove vive per 16 anni, di cui i primi 6 lavora come donna di servizio mentre gli altri 10 come infermiera nell’ospedale di Losanna. Quest’ultimo lavoro lo riesce ad ottenere grazie alla raccomandazione della figlia dell’ultima padrona servita. Durante la sua vita visita molti altri paesi tra cui Spagna, Francia, Russia , Olanda (Amsterdam).
La signora Adele è sempre stata una donna al passo con i tempi e molto emancipata, ad esempio, quando tornava a casa dai suoi viaggi “Era tipo un’attrice in mezzo alla gente comune” come sostiene la nipote. Ha sempre cresciuto i suoi figli con “il mito della Svizzera” e non gli ha mai fatto mancare nulla.
Ed ecco che cosa ci racconta della storia di Ugo Franchini.
Ugo nasce nel 1929 e durante la guerra entra, con suo fratello Mario, a far parte dei partigiani. I loro nomi di battaglia erano: “Scampolo”,perchè Ugo era diventato sarto dopo la morte del padre e “Susli”, perchè Mario s’insusléva, espressione dialettale per definire un difetto di pronuncia.
Nel corso della guerra, i due fratelli vennero mandati dai genitori in campagna dai Puelli, amici di famiglia, per sfuggire ai pericoli della città: ed è così che Adele ha conosciuto per la prima volta i fratelli Franchini. Con l’avanzare della guerra però la madre dei fratelli, per paura di arrecare disturbo alla famiglia ospitante, richiama i suoi figli a casa. Purtroppo, nel viaggio di ritorno i due giovani partigiani vengono sorpresi da una retata fascista. Mario si salva nascondendosi nel greto di un fiume, sorte diversa capita ad Ugo che viene catturato e portato nel carcere di San Francesco. Lì subisce torture orribili, ad esempio gli vengono strappate le unghie con la forza ma con coraggio sopporta tutti i dolori per non dare preoccupazioni alla famiglia che andava a trovarlo regolarmente. Sfortunatamente, poco tempo dopo venne deportato nel campo di concentramento di Mauthausen con grande dolore da parte di tutta la sua famiglia.
I fascisti commisero molti crimini nel corso della guerra rimanendo per la maggior parte delle volte impuniti, e dimenticati. Ad esempio nella bassa parmense, come ricorda la signora Adele, è avvenuto l’Eccidio del Dordia: il 10 gennaio 1945 una squadra di bersaglieri provenienti da Ozzano Taro eseguì un operazione di rastrellamento a Varano de’ Melegari dove vennero fatti prigionieri 18 ragazzi. 17 di questi vennero fucilati e uno di questi venne tenuto in ostaggio per trasportare materiale bellico.
Vogliamo ricordare i nomi delle giovani vittime:
Ugo Bernazzoli (Varano Melegari, 24 anni),
Settimo Bertocchi (Varano Melegari, 17 anni),
Enrico Bertocchi (Città di Castello, 17 anni),
Antonio Biggi (Varsi, 17 anni).
Ennio Bonari (Varano Melegari, 18 anni),
Ugo Bonini (Varano Melegari, 18 anni),
Renato Bugelli (Salsomaggiore, 19 anni),
Alfredo Camorali (Varano Melegari, 28 anni),
Giulio Dalla Chiesa (Varano Melegari, 19 anni),
Bruno Dodi (Varano Melegari, 25 anni),
Renzo Frambati (Varano Melegari, 19 anni),
Franco Furoncoli (Varano Melegari, 20 anni),
Antonio Mazzocchi (Bardi, 24 anni),
Sergio Mordacci (Castelnuovo Sotto, 22 anni),
Armando Pagliari (Salsomaggiore, 19 anni),
Giulio Rovacchi (Montecchio, 22 anni),
Luigi Rovelli (Fidenza, 21 anni),
Ennio Valenti (Varano Melegari, 18 anni)
Per concludere l’intervista, la signora ha deciso di lasciare un messaggio positivo a tutti i giovani:
“Volersi bene, volersi bene, non avere quella cattiveria addosso: te hai fatto così! Te hai fatto cosà! Adesso io ti faccio così!
No, non va bene. Quello che non capisce, è meglio perdonarlo e basta, volarci sopra.
Altrimenti si può parlare, ragionare, farsi capire senza fare male, ecco.
Perché le botte, uccidere, non è che vada bene.
Già, tanto moriamo lo stesso.
Prima o poi la vita finisce.“
Articolo elaborato da: Stefano Sirocchi e Samuel Ronchini
con la collaborazione di: Simone Grassi
Intervista a cura di: Leonardo Dilda, Viola Copelli
Con la partecipazione di: Nicolò Zanrè, Stefano Sirocchi e Simone Grassi
Targa ideata da: Gaia Schianchi
Coordinamento prof. Pelosi con la 3E
UN ringraziamento a Sofia, la nipote di Adele, che ci ha aiutato nella revisione.