Il 15 Aprile il professor Tomaso Montanari, rettore dell’Università per Stranieri di Siena, ha tenuto un incontro online al liceo Romagnosi di Parma per rispondere a una domanda che molti, specialmente in Italia, si pongono: a cosa serve il patrimonio culturale?
“La cosa che non va prima di tutto è il modo in cui guardiamo il nostro patrimonio culturale”
Così il professore inizia il suo discorso, aggiungendo che il patrimonio non è “il petrolio d’Italia” ma “l’ossigeno”. Usando questa metafora, ha sollevato uno dei più grandi problemi del nostro patrimonio culturale: è spesso in mano ai privati e viene usato per trarne profitto. Questo lo rende accessibile solo a pochi. Per contrastare questo problema bisognerebbe prima di tutto investire nei beni culturali, assumendo più persone, esperti, che vi lavorino; inoltre, dato che il patrimonio culturale comprende numerosi ambiti, non ci si può soffermare solo sui grandi musei, ma bisogna prendere in considerazione anche siti storici di minor rilevanza; oltretutto al giorno d’oggi è il ministro della cultura a eleggere i responsabili dei musei, questo fa sì che il patrimonio sia fortemente influenzato dalla politica, mentre esso dovrebbe essere libero e non schierato.
Il problema maggiore in Italia è che coloro che visitano il patrimonio culturale ne diventano consumatori: non è più un luogo in cui ci si forma come cittadini liberi e si impara a vivere attivamente la città e la società, ma un luogo in cui o non si può stare o si diventa clienti degli sponsor. Invece di renderci tutti uguali, come dovrebbe, aumenta il divario tra i cittadini.
Così come il patrimonio culturale, anche la scuola, secondo il prof. Montanari, non deve essere vista a fini pratici. Deve consentire di cambiare la società, rendere liberi ed eliminare i divari sociali. In particolar modo sono le materie umanistiche che consentono di formare la propria mente e liberarla, insegnando a pensare e avere una propria volontà. Proprio per questo motivo, il professor Montanari si è mostrato sfavorevole sia all’alternanza scuola lavoro sia alle piattaforme che registrano tutta la vita dello studente come curriculum delle aziende, sia alla materia di educazione civica, perché tutte le cose che si fanno a scuola educano per loro stessa natura alla cittadinanza, cioè ad essere cittadini attenti e consapevoli. Aggiungere questa materia non dovrebbe essere necessario.
In più a causa delle molteplici riforme la scuola sta perdendo la sua funzione, infatti per adempiere al suo compito dovrebbe essere libera di agire e invece di essere riformata andrebbe finanziata dal Governo. Il fatto che non vengano dati i fondi alla scuola non è un caso, infatti la ricerca ( intesa come ricerca della verità) si basa inevitabilmente sul dissenso; e un popolo istruito male o non abituato a pensare di certo non criticherà chi sta al governo.
Per dare un esempio della libertà di cui una scuola deve godere, il professor Montanari ha parlato della scelta di innalzare la bandiera a mezza asta per la morte di Michela Murgia e non per quella di Berlusconi; infatti secondo la legge è obbligatorio farlo solo per i presidenti della Repubblica e l’università era quindi libera di scegliere (cosa che ha fatto pur tra molte polemiche). Altro esempio, la chiusura della scuola per il giorno del Ramadan: era stata la comunità islamica a chiedere un segno di solidarietà verso la Palestina e così si è scelto di chiudere quel giorno. D’altra parte l’Italia è una repubblica laica e le feste nazionali coincidono con le festività cristiane; è semplicemente un segno di rispetto culturale dare importanza anche alle feste di altre comunità.
Come ultima cosa il professor Montanari ha lasciato una riflessione, facendo riferimento alla canzone Disertore di Boris Vian:
“Se ci fossero stati più disertori nella storia ci sarebbero state meno guerre”
se volete risentire l’intervento di Montanari, qui https://www.youtube.com/watch?v=RYxIomSfeuU
Elena Notari 2F