Destino crudele (storie del prof Lanzi-IV)

Persa, addirittura rimossa, in qualche scaffale del garage sotto casa, si nasconde la targa
ricordo che il Circolo letterario “Ignazio Silone” di Parma mi assegnò in virtù del secondo
posto conquistato nel concorso di poesia del 1984. Mi sentivo poeta. Agli esordi, certo, ma
poeta. Alla cerimonia di premiazione, le tre poesie che avevo presentato furono lette da
Giuseppe Marchetti e stampate, a cura di Anna Ceruti Burgio, Fondatrice e Presidente del
Circolo Silone, sulla rivista Il Corriere di Parma. Il mio ego era grandemente soddisfatto. E,
debbo riconoscerlo, colmo di presunzione. Tronfio. Ma il pavone divenne presto gallinaccio.
Due settimane dopo la Gazzetta di Parma pubblicò un’intera pagina per ringraziare tutti i
collaboratori della rivista. I nomi apparvero in grandi e bellissimi caratteri bodoniani. Cercai
Luigi Lanzi, ma trovai… Luigi Tanzi.
Ebbi un moto d’ira. Gettando a terra il giornale cittadino, saltato il freno del Super Io, urlai
ogni volgarità che affiorava alla mente direttamente dall’inconscio. L’intraducibile zana-
vaca-stordéla-mèrsa fu il solo epiteto qui trascrivibile. In quel momento considerai conclusa
la mia carriera di poeta. Almeno fino a quando, alla soglia dei sessant’anni, l’amico Mauro
De Maria – lui si, grande poeta – mi insegnò che non il nome del poeta, ma la parola poetica
può toccare e rivelare, rendendolo eterno, il segreto della Bellezza, insito in “ogni piccolo
fatto vero”.

Foto di Cavazzini Serena (2^E)

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