Tramonto di cristallo

Soffiava una brezza leggera. Poche nuvole oscuravano il cielo, che si stagliava all’infinito sopra i miei occhi stanchi. L’aria sapeva di vita, del verde dei pini, delle cadute foglie e dei rami che si protendevano verso il cielo.

Affondavo nella neve fino alle caviglie, ma non sentivo freddo; anzi, il paradiso terrestre che mi stava dinanzi mi scaldava l’anima, poi il cuore e infine ogni muscolo o osso del mio corpo.

Solo un angelo può guidare la mia mano nel descrivere ciò che mi è stato concesso di vedere, anche se sono una comune mortale. Le vette si estendevano a vista d’occhio, alte, possenti ed eteree, innevate da una candida neve che le faceva risplendere alla luce del Sole sempre più fievole. Le pareti delle montagne si ricoprivano piano piano di un rosa caldo, quasi come il braccio candido di una madre che accarezza teneramente il figlio. Le nuvole divenivano sempre più scure, carbone che sostituisce candido cotone.

Era il tramonto, uno dei tanti, ma mai c’è stato e mai ci sarà un tramonto uguale. Il Sole cominciò a calare, nascondendosi dietro le regina della Terra. Il cielo si colorava di rosa, azzurro e viola, in un turbinio di candide sfumature.

Ad un tratto la sfera di fuoco toccò i monti e si sciolse come roccia fusa, espandendo la sua luce a tutto il firmamento, per poi sparire oltre questo giorno. Mi tornarono alla mente le dolci parole di un’antica poesia:

Vita infinita, o dolce mia vita
Corri leggera verso il fato
Che tanto incerto sfuma lontano
Ma tu corri forte e imperterrita
Tu passi e la gente ti invidia
Poiché la nebbia più fitta si apre
Dinanzi alla tua luce eterna.
Non vi è oscurità nei tuoi occhi
Che gentili bramano felicità.
Eppure dalla tua alba passi
Al tuo destinato tramonto
E cali oltre l’orizzonte infinito
Illuminando tutto il firmamento
Con le tue lacrime di fuoco.

 

Poi, un azzurro di ghiaccio prese il sopravvento e gli alberi si tinsero di nero. Le foglie vive e morte parevano uguali, unite nel destino. L’aria si fece pungente sul mio volto. Ma il cuore no, il mio cuore rimase caldo, pieno di quella lava bollente che era colata sui picchi innevati.

Mai più vedrò tanto splendore, la Grande Madre che si addormenta coronata dalla sua forza e dai suoi figli. Mai più vedrò il giorno volgere alla fine con tanta grazia, ma non importa. Altri inizi e altre fini verranno e saranno tutti degni di parole divine. Intanto io mi porto questo tramonto la cui immagine non mi abbandonerà, poiché solo il ricordo di noi mortali può rendere etereo il passare del tempo.

Elena Notari 1F

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