Sullo sfondo del villaggio di Macondo, Marquez ambienta le vicende centenarie della famiglia buendìa. La stirpe nasce con José Arcadio Buendìa, fondatore di Macondo, e finisce con Aureliano Babilonia. Da una generazione all’altra si ripetono numerose vicende, fatti e personaggi, che rendono Macondo metafora di un mondo in miniatura in cui l’essere umano non si evolve, rimane sempre fermo allo stesso punto. L’intera famiglia Buendìa rappresenta la condizione umana, il suo immobilismo.
Nella storia compaiono personaggi con il dono della chiaroveggenza: alcuni prevedono delle situazioni tragiche, come Ursula e il colonnello Aureliano Buendìa, e altri riescono a prevedere i futuri cent’anni. Questo rapporto tra la magia e la realtà è ulteriormente accentuato dalle apparizioni mistiche di Melquiades ai bambini della famiglia.
Dal punto di vista stilistico, il racconto inizia in medias res con il colonnello Aureliano Buendìa sul punto di essere ucciso, mentre gli tornano in mente i racconti del padre sulla fondazione di Macondo. La storia è narrato+a in ordine cronologico, ma la scelta dell’intreccio stupisce per la presenza delle pergamene di Melquiades, decifrate soltanto nell’ultima pagina e che riassumono l’intera storia della famiglia Buendìa.
I personaggi si possono suddividere in due categorie, gli Aureliano e i José Arcadio. Gli Aureliano sono pacati, studiosi e solitari e sono quindi paragonabili all’immagine di un uomo antimilitarista. Al contrario, i José Arcadio sono inclini alla rivolta, hanno avuto una fine tragica e fanno pensare ad un tipo di uomo impulsivo. I
l personaggio più importante all’interno della storia è Melquiades: uno zingaro con poteri soprannaturali che ha custodito fino alla morte il segreto del destino della famiglia Buendìa. È un tramite tra terreno e ultraterreno e attraverso le sue apparizioni ha conosciuto ogni generazione dei Buendìa.
Uno dei personaggi più originali è Remedios la Bella. È una donna che emana un profumo inebriante che fa invaghire di lei tutti gli uomini, fino a che non si suicidano. Muore in un modo altrettanto insolito, ascendendo al cielo circondata da molte farfalle. Remedios la Bella rimarca nuovamente la vicinanza tra magia e realtà all’interno di “Cent’anni di solitudine”.
Questo libro mi è piaciuto soprattutto per la serie di intrighi che caratterizzano la Famiglia Buendìa. Iniziano con l’arrivo dell’enigmatico personaggio di Rebeca Buendìa, continuano con i numerosi tradimenti e terminano con l’amore “impossibile” tra Amaranta Ursula e Aureliano Buendìa. Mi ha interessato anche la presenza di una moltitudine di situazioni singolari e irreali. La mia preferita è sicuramente la “quarantena” a Macondo, quando Rebeca Buendìa porta con sé una strana malattia che con il passare del tempo impedisce alle persone di ricordare. Consiglierei questo libro a persone appassionate a un genere che unisce la realtà alla fantasia.
Giancarlo Bia, 1D