Il Festival di Sanremo è diventato negli anni un prodotto commerciale, tra scandali e polemiche, mettendo in secondo piano quello che è davvero il valore e l’espressività della musica. Nel momento in cui ripensiamo ai Festival passati, cosa torna nell’immediato alla nostra mente? Una canzone che ci ha fatto battere tanto il cuore o la performance frutto di scandalo di Morgan, piuttosto che l’intervento di qualche comico? Non penso che le performance di artisti esterni al Festival possano oscurare la magia dei cantanti, ma ritengo che in questi ultimi anni l’attenzione sia stata maggiormente rivolta agli ospiti delle varie serate, quando il fulcro del Festival dovrebbe essere far conoscere al pubblico vari interpreti e di conseguenza molteplici generi musicali.
Nel dopoguerra il Festival di Sanremo venne soprannominato “la grande evasione”, fungendo da colonna sonora ad un’Italia pronta ad affacciarsi alla rinascita, intenta a lasciarsi alle spalle gli orrori della guerra. La prima edizione ebbe luogo nel 1951 e da allora il Festival si è pian piano trasformato, cambiando location e guadagnando sempre più notorietà. La prima edizione ebbe luogo nel Salone delle feste del Casinò Municipale di Sanremo: il pubblico prendeva posto intorno ai tavoli e i cantanti erano solo un sottofondo alla loro cena. La prima vincitrice fu Nilla Pizzi, con “Grazie dei fiori”, per poi ritornare con “Vola colomba”, “Papaveri e papere” e “Una donna prega”.
Nel 1953 iniziò la trasformazione: gli ospiti erano solo su invito, la stampa iniziò ad interessarsi al fenomeno e aumentò il numero di concorrenti. A partire dal 1955 il Festival iniziò la sua scalata verso il fenomeno commerciale, con la prima diretta televisiva, che lo riprese solamente in seconda serata. Il Festival iniziò ad essere sulla bocca dell’opinione pubblica e le canzoni iniziarono a risuonare per le strade. Molti furono gli artisti che segnarono eternamente lo sviluppo musicale del Festival, a partire da Domenico Modugno, che nel 1958 lasciò l’Italia avvolta nelle dolci parole di “Nel blu dipinto di blu”. Il brano fu un punto di rottura musicale: annunciò l’inizio di una nuova era per la canzone italiana, che vide tra i protagonisti Adriano Celentano, Mina, Little Tony, Lucio Dalla e Luigi Tenco.
Adriano Celentano, con “24 mila baci”, portò la modernità: il pubblico italiano conobbe il rock’n’roll e i giovani ne diventarono pian piano i protagonisti. Negli anni ’60 proprio i più giovani rivendicavano nuove regole, tra cui Mina, con “Mille bolle blu”, Little Tony e Lucio Dalla, con il gruppo “Gli idoli” e Luigi Tenco, con “Ciao amore, ciao”. La vitalità degli anni ’60 sfumò velocemente, lasciando spazio agli “anni di piombo”, in cui la musica passò in secondo piano. A partire dal 1977 la sede divenne il Teatro Ariston e si pensò a nuove idee per interpretare il mondo in trasformazione: il Festival si aprì alla musica internazionale chiamando ospiti stranieri, tra cui Grace Jones.
E’ a partire dall’edizione del 1980, quando il conduttore Claudio Cecchetto venne affiancato dal comico Roberto Benigni, che il Festival entrò a far parte della giostra degli scandali. L’edizione passò alla storia per un bacio di 45 secondi avvenuto tra lui e la valletta Olimpia Carlisi. Gli scandali a Sanremo iniziarono a diventare di casa, a volte per eccesso di satira, altre per eccesso di esibizionismo. Non per ultimo il Festival del 2011, dove il vero fulcro, l’immagine che accompagna il nostro ricordo non è la canzone vincitrice di Roberto Vecchioni, bensì l’audacia dello spacco dell’abito di Belen Rodriguez.
Il settantaquattresimo festival di Sanremo, condotto per il quarto anno consecutivo da Amadeus, non tenterà di differenziarsi dai suoi predecessori, in quanto vedrà affiancarsi al conduttore alcune delle figure illustri della nostra società, con l’intento forse di aumentare gli ascolti e le visualizzazioni su internet, lasciando aleggiare solo un piccolo ricordo di qualche melodia nelle nostre memorie.
Alessia Mainini 4M
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