Giorno: sconosciuto ormai da tempo
Leonard
Ormai da tempo non ricordo più cosa vuol dire casa, il calore e la spensieratezza che essa dava, quel posto sicuro e amato.
Mi devo ancora abituare alla luce delle stelle durante la notte, l’unica cosa a cui mi posso affidare per non arrendermi gettando via tutte le fatiche.
Sono passati mesi da quando la terra ha iniziato a cedere e il silenzio a rapire ogni cosa, la morte come nebbia scende lentamente.
Mi ricordo ancora quel fatidico giorno, seduto con la mia famiglia ad osservare i telegiornali che parlavano dell’imminente catastrofe. Eravamo terrorizzati, io abbracciavo con forza mia sorella; mentivo dicendo che sarebbe andato tutto bene, ma i suoi occhi erano come fiumi inarrestabili. Non l’avrei mai abbandonata, ma tutto quello che era certezza era ormai svanito. Era solare, con tanta voglia di imparare, non si sarebbe mai fermata al primo ostacolo. Avrei voluto essere tra le sue aspettative, avrei voluto proteggerla.
Mentre cammino non vedo altro che macerie, tutto quello che era bellezza adesso sono solo frammenti. Passo dopo passo il passato mi confonde, non ricordo più… “Quanto è passato da quando io e mia sorella camminavamo tra i campi alla ricerca delle margherite?”. Eppure ricordo che una volta ne trovai così tante da crearne una collana, lei se la mise e cominciò a sorridere. C’e stato un tempo in cui sorridere era cosa di tutti giorni, ma adesso mi sembra solo un sogno lontano. Ci rimane poco della vecchia vita, ora è solo una lotta per la sopravvivenza!
Le stelle che brillano come un raggio di sole riflesso su un pezzo di vetro, i laghi e i fiumi come una volta senza artifici: gli unici lati positivi della vita senza l’umanità.
Camminando tutto il giorno tra le rovine di quella che un tempo potevo chiamare città, sono infine giunto tra i resti di una biblioteca. Curiosamente decisi di entrare e mi trovai tra migliaia di fogli e libri rovinati dal tempo. Rovistai tra i testi e trovai alcune pagine bianche, ancora intatte. Non so ancora perché le presi, forse perché un semplice foglio bianco mi ricordava la semplicità e qualcosa che non fosse solo distruzione e rovina.
Quasi come se avessi trovato un tesoro prezioso, mi rannichiai dietro una colonna spezzata e mi guardai attorno come se ci fosse ancora qualcuno che avrebbe potuto strapparmeli di mano. Vidi solo l’abisso della distruzione, e d’improvviso ebbi la sensazione che bisognava lasciare un segno, anche una piccolissima traccia di quello che era successo prima e non solo la fine di quella che oggi è chiamata storia.
Così scrissi fino a questo punto… e spero, non so come né perché, che un giorno questa lettera possa arrivare a qualsiasi smarrito.
Al futuro: sono le piccole cose a rendere la vita migliore.
Nicola Ghinelli & Simone Scarlato