Talete di Mileto. Discordanti sono le notizie sulla data di nascita: secondo la testimonianza di Apollodoro di Atene, il filosofo sarebbe nato nel primo anno della trentacinquesima Olimpiade (640 a.C), mentre per alcuni studiosi moderni nel primo anno della trentanovesima (624 a.C). Relativamente alla morte, si suppone sia avvenuta al tempo della cinquanttottesima Olimpiade, tra il 548 e il 545 a.C.
Narra Diogene Lerzio che sulla tomba del filosofo Talete, vissuto a cavallo di VI/V secolo a.C., vi fosse un’epigrafe che lo definiva “sapientissimo”. Anche Platone lo annoverava primo di sette sapienti. Come è noto Talete è ricordato per la sua celeberrima affermazione: il principio di tutte le cose è l’acqua. La prima parte della frase, “il principio di tutte le cose”, rappresenta l’aspirazione a comprendere la realtà secondo il logos. Talete dà l’avvio ad un approccio teoretico razionale che per noi contemporanei è un invito a studiare i fenomeni nella loro globalità e connessione reciproca, superando la settorialità dei differenti campi di ricerca, spesso incapaci di avere una visione d’insieme. Il motivo che spinse Talete a porre l’acqua all’origine di tutto, fu la constatazione di fatti: il nutrimento di tutte le cose è umido e i semi di tutte le cose hanno una natura umida. Di conseguenza l’acqua si rivelava essere un principio onnipresente in relazione alla vita reale.
Prima di Talete, altri sapienti, in altre culture, ebbero la medesima, intima convinzione, immaginata e narrata nei miti cosmogonici. D’altra parte, alcuni studiosi sostengono che il sapiente di Mileto potrebbe aver scelto l’acqua come principio di tutte le cose, influenzato dalle culture egizie e babilonesi, con le quali ebbe numerosi contatti. In ogni caso mi pare che il valore del mito non sia in contrasto con il logos e la ragione della conoscenza scientifica poiché quello che oggi è dimostrato fu un tempo solo immaginato (William Blake).
“Solo” immaginato, certo, comunque immaginato. E l’immaginazione che generò il mito è un’altra
fondamentale Weltanshaaung (visione del mondo, da Welt, mondo e anshaaung, visione) che ancora oggi interpella la nostra Ragione.
Tuffiamoci dunque nelle acque del mito, risvegliamo le nostre idriche – intime – reminiscenze. Le acque precedono e sostengono ogni creazione, ogni stabile insediamento, ogni manifestazione cosmica. L’acqua è la materia prima, l’indistinzione primaria, simbolo di fecondità e di fertilità. La tradizione delle acque primordiali da cui traggono origine i mondi si riscontra in un notevole numero di varianti nelle cosmogonie arcaiche.
Talete potrebbe aver scelto come principio di tutte le cose l’acqua, poiché influenzato dalle culture egizie e babilonesi, con le quali ebbe numerosi contatti.
Prof. Luigi Lanzi