“Considerate se questo è un uomo” scriveva Primo Levi nella poesia Shemà. Questo verso ci fa comprendere l’importanza di ricordare le persone che durante la Seconda Guerra Mondiale furono deportate e poi sterminate nei campi di concentramento. Esse “lavoravano nel fango e non conoscevano pace”, dimenticavano la propria identità e persino il proprio nome.
Per permettere a tutti di ricordare ciò che è accaduto in passato, l’artista tedesco Gunter Demnig ha ideato le pietre d’inciampo, piccole targhe in ottone con inciso il nome di una persona, l’anno di nascita, il luogo di deportazione e la data di morte.
A Parma sono presenti molte di queste pietre e noi, ragazzi della 1 E, guidati dalla prof.ssa Pelosi e dal prof. Miranda, abbiamo commemorato e omaggiato cinque di queste persone deportate nei campi di concentramento. La prima tappa dell’itinerario è stata Via Pellegrino Strobel, dove è posata la pietra di Ugo Franchini, apprendista sarto ucciso a quindici anni. La seconda tappa, in via Emilia Est, ci ha visti commemorare Gino Ravanetti, ucciso a causa della sua scelta di voltare le spalle al Reich e alla Repubblica Sociale Italiana. Nella terza tappa in via Torelli, ultima del nostro tragitto, abbiamo ricordato non una, ma ben tre persone: i due fratelli Cesare e Donato della Pergola e la loro madre Emilia Camerini. Anche loro persero la propria vita nel campo di concentramento di Auschwitz per mano dei tedeschi.
Come da tradizione ebraica, abbiamo posto in ciascun luogo visitato un sasso, simbolo di memoria e commemorazione.
![]()
![]()
Dunque, se mai vi dovesse capitare di passare in questi luoghi e di “inciampare” su una di queste pietre, ricordatevi di rimanere anche solo per un secondo a leggere il nome inciso su di esse.
Copelli Viola e Danga Irida 1E
Pellegrini alle pietre d’inciampo -1E –
