“Cosa vogliamo? Giustizia climatica! Quando? Ora!”
Queste parole riecheggiano lungo le strade del centro di Parma, dove centinaia di ragazzi si sono ritrovati a combattere ancora una volta per il loro pianeta, il loro futuro.
Hanno sperato, si sono fidati delle persone, delle città e dei singoli Stati; hanno creduto che l’Accordo di Parigi, primo accordo universale e giuridicamente vincolante, potesse veramente limitare il riscaldamento globale ed evitare pericolosi cambiamenti climatici. Eppure, fino ad ora, non è stato così.
Le catastrofi ambientali del passato 2020 sono lettere che compongono un grido d’aiuto: gli incendi in Australia e negli Stati Uniti, le ripetute invasioni di cavallette nel Corno d’Africa, le paralizzanti tempeste scatenate in Europa, i terribili cicloni abbattuti sul Bengala, i devastanti uragani nell’Atlantico, le violente inondazioni in Oriente, …
“Vi estinguerete pure voi” ci rammenta un dinosauro in Piazza Garibaldi, mentre gli attivisti del movimento Fridays For Future mettono in mostra una cruda rappresentazione del nostro avvenire: se il ghiaccio si scioglie, moriremo e sarà per mano nostra.
La gente che osserva da lontano una manifestazione, spesso resta confusa, stupita o addirittura scocciata: i ragazzi bloccano le strade e gli autobus non passano, perché mai lo staranno facendo?
“Bloccateci il futuro, noi blocchiamo la città!” Urlano gioiosi e determinati i manifestanti: una sola voce, parte di un movimento straordinario e coinvolgente che non accetta il presente e chiede la possibilità di avere un futuro.
E allora i passanti si fermano ad osservare incuriositi, i residenti si sporgono dai balconi e dalle finestre e i lavoratori lanciano qualche occhiata di approvazione o disapprovazione da un bar, un’edicola o un negozio d’abbigliamento, ed è in quel momento che una tale organizzazione sa di stare facendo effetto.
Credere nel cambiamento è il primo passo per attuarlo.
Celeste Barbieri IVF