Learning to become, le 7 mosse per cambiare la scuola

Una serie di idee, ma non chiamatele utopie o provocazione, nell’incontro al link con il ministro Bianchi, i dirigenti di Indire e lo scrittore Alessandro Baricco. Come immaginiamo la scuola, come la vorremmo, cosa non funziona più, da cosa partire per cambiarla? 

https://www.youtube.com/watch?v=NIq4jt7rJY0

Abbiamo provato a sintetizzare l’intervento così…

 

Le 7 mosse per la scuola ( che sono 10), A. Baricco

1.Leggere la pandemia come una grande sconfitta ( al di là dei grandi eroismi). Abbiamo visto quanto la scuola sia obsoleta, quanto sia forte lo scollamento tra insegnanti, genitori e ragazzi. Cosa significa educare? Chi sono questi ragazzi?

 

2.Non si cambia la scuola senza una narrazione epica. “ La cosa più difficile e cara che abbiamo fatto”, disse Kennedy per finanziare il viaggio sulla luna. Così dovremmo fare: un’alleanza tra le parti per questa impresa epica. Senza storytelling non possiamo cambiare le cose. 

 

3. Il modello deve essere flessibile e aggiornabile con velocità,  ( 5 ore davanti al computer durante la DAD perchè non si riesce a cambiare il modello: ha senso?)  E ha senso fare un modello uguale per tutti? Se è uguale per tutti, è sbagliato. 

 

4. I ragazzi sanno come fare la scuola, come dovrebbe essere. 

Sentire loro, parlare con loro; la parte più consapevole di loro ( non proprio tutti) . Non fidarsi degli esperti; la scuola nuova dovrebbe nascere dall’ascolto dei ragazzi brillanti e dal parere di esterni alla scuola. Serve gente che riformuli il pensiero degli studenti e lo traduca in cose da fare. Servono filosofi, ingegneri, scrittori, poeti, medici…non esperti. 

 

5. Proibirci l’uso di alcune parole. Classe, materia, insegnante di una materia, ora di lezione: basta termini troppo tecnici. 

Ora di scuola? Esiste ancora dopo la pandemia? Istruzione? Sostituiamola con…  Provare a cambiare le parole con cui abbiamo sempre identificato la scuola. 

 

6. Come cambiare una struttura così grande come la scuola:  col contagio. Cambiata radicalmente una cellula, per contagio si cambia tutto ( come ha fatto il virus). Mettere a sistema l’eccellenza ( Indire non è così noto per quanto virtuoso).

Si potrebbe partire dalle scuole medie ( punto più debole), segmento in crisi e difficile che non si adegua al cambiamento dei ragazzi. E’ inoltre il punto in cui si incontrano tutti gli strati sociali per l’ultima volta (poi nelle classi si troveranno più simili coi simili). E si deve partire dal Sud Italia, che ha maggior fame di nuovo, di rivalsa. 

 

7. Qualsiasi reinvenzione della scuola deve mettere metodologicamente il corpo al centro dell’esperienza, non il ragazzo ma il corpo del ragazzo. Il banco è una possibilità, non l’unica. Altrimenti è la morte. Non è più adatto al corpo di questi ragazzi. L’educazione fisica in DAD? Insegnare, parlare sono gesti fisici. Il corpo non va sottovalutato. 

 

8. Cambia gli strumenti che la gente ha in mano, e cambierai il mondo. 

  1. Partire dall’edilizia scolastica ( es.andare in classi a piedi nudi) 
  2. Partire dall’editoria scolastica ( es.cambiare i libri scolastici: quel sapere che è nel libro non ha nesso con il sapere che maneggiano i ragazzi nel pomeriggio; macchinoso, troppo lungo, frammentato…) 

 

9. La paura di sbagliare. 

Non si può fermare l’innovazione per paura di sbagliare. Sbagliare non è grave. Il sistema non è comunque sano e occorre rischiare. 

 

10. La scuola deve diventare il lato al sole della cammino dei ragazzi. 

Non è il luogo del sapere. E’ il luogo in cui il ragazzo, che ha già una vita complessa e difficile, cammina al sole.  Oggi per molti ragazzi e professori la scuola è il percorso all’ombra. Se otteniamo questo, il senso è comunque raggiunto. 

 

Non utopia non provocazione: possiamo farlo. 

 

E a margine, nelle domande: 

  • Ha senso decidere per autorità imposta cosa, quali conoscenze, tutti in tutta Italia debbano avere a 12 anni? È fattibile? E’ etico? E’ un’idea da superare. 
  • Come rivalutare il talento degli insegnanti? Vanno pagati di più e devono passare più ore a lavorare e studiare ( non le ore al mattino che sono fin troppe, 5/6, più vicine a un sequestro di studente) . Inoltre passano troppi anni in classe. E’ un lavoro che brucia e consuma, se fatto bene. E con gli anni c’è troppa distanza tra studenti e insegnanti. 

 

 

sintesi a cura della prof.ssa M. Borelli

Può interessarti...