Difficile tacerne. Difficile non dirsi che non abbiamo imparato niente, o poco, dalla primavera scorsa. Anche i più sprovveduti avevano capito che le vacanze spensierate, gli apertivi conviviali in centro, gli autobus affollati, i cortili festanti per il ritorno a scuola non ci avrebbero portato niente di buono. Perché il virus si comporta da virus. Non è un nemico, è una malattia. Che va affrontata con mezzi concreti e non con il sentimento o la nostalgia per il passato.
Per vederla attraverso il filtro letterario, si potrebbe dire che l’atteggiamento corretto sarebbe quello della ginestra leopardiana, umiltà e resilienza di fronte all’arido vero, accompagnata da una sana abitudine machiavelliana a costruire gli argini di pietra contro ai colpi di fortuna. Invece l’uomo è “tristo” o, se si preferisce, tracotante come Agamennone e dunque anche in questa occasione ha avuto ragione il radicale disincanto di Guicciardini.
Io, per questo, avrei bisogno del Natale. Subito. Non per festeggiare o aprire regali, ma per chiudermi in un “caldo buono” a riposare mente e corpo. Mi rendo conto faccia un po’ nido di Pascoli, tuttavia così è.
Anticipandolo, dunque, vi propongo due poesie e una ricetta. Le poesie, una delle quali molto nota, l’altra forse meno, come dono di un Natale precoce, la ricetta come spunto per condividere in famiglia anche il momento della colazione.
Giuseppe Ungaretti
Natale
Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare
Napoli, il 26 dicembre 1916
(da L’Allegria, Mondadori, 1931)
Eugenio Montale
Di un Natale metropolitano
Londra
Un vischio, fin dall’infanzia sospeso grappolo
di fede e di pruina sul tuo lavandino
e sullo specchio ovale ch’ora adombrano
i tuoi ricci bergère fra santini e ritratti
di ragazzi infilati un po’ alla svelta
nella cornice, una caraffa vuota,
bicchierini di cenere e di bucce,
le luci di Mayfair, poi a un crocicchio
le anime, le bottiglie che non seppero aprirsi,
non più guerra né pace, il tardo frullo
di un piccione incapace di seguirti
sui gradini automatici che ti slittano in giù…
(da La bufera e altro, Mondadori, 1956)
Lucetta
Torta all’olio extravergine
Ingredienti
300 g farina
180 g zucchero
3 uova
100 ml olio evo
buccia di limone
50 ml latte
1 bustina lievito
zucchero a velo
Preparazione
Montare uova e zucchero, aggiungere latte a temperatura ambiente, l’olio, la farina, la scorza di limone, il lievito e mescolare bene, con una frusta a mano o elettrica.
Cuocere in una tortiera di 22 cm a 180° per 40 minuti.
Quando è fredda, spolverizzare la superficie con zucchero a velo.
Potete sostituire l’olio evo anche con quello di girasole, ma l’olio di oliva in questa torta funziona benissimo ed è più salutare.
Cosa molto importante la dimensione della teglia, in uno stampo più grande non riesce altrettanto soffice.