Questo romanzo penso sia stato scritto con il cuore, e non con la ragione, la razionalità.
Mi spiego: il ruolo del narratore oscilla fra vari personaggi senza sequenze predefinite o visibili cambiamenti nella scrittura. Sinceramente credo sia stato scritto di getto.
È abbastanza evidente che Isabel Allende, diversamente da altri suoi romanzi, ha voluto rendere questo libro molto umano, ma anche soprannaturale. Si alternano infatti momenti in cui si tratta di un normale quotidiano, indispensabile per la buona salute mentale di ogni uomo, ad altri in cui tavoli a tre gambe si muovono posseduti, carte predicono il futuro, pianoforti suonano da soli, con la testiera chiusa, ad altri momenti ancora in cui l’istinto più brusco e crudo dei personaggi viene fuori: momenti di botte in casa, stupri, assassinii ( questi rimandano alla dittatura in Cile, alla quale la scrittrice è legata personalmente)
Di questo libro salta subito all’occhio il contrasto molto netto fra questi tre mondi. Credo che questo sia l’unico modo per distinguere il cambio di narratore.
Un’altra cosa che durante la lettura del libro mi ha sorpreso è il cambio continuo di generazione, sembra quasi rigenerante, non perché i nuovi arrivati facciano meno errori, più che altro perchè ne fanno di diversi, di nuovi, di più insensati e viziati.
La trama parla di una strampalata famiglia che a stento rimane assieme nonostante il clima politico, i membri magici e orientaleggianti (con doti inquietanti e innaturali), gli atti di ira e i segreti mai confessati, le morti continue prese come naturali e ordinarie. Senza dubbio è una lettura interessante e molto intrigante. Lo consiglierei più della Storia Infinita.
È travolgente, prende molto, senza poi dire che è scritto meravigliosamente e, soprattutto, è una lettura vera (non verosimile); è stato scritto con molta umanità, dando peso alla sfera emotiva. Nonostante molti degli avvenimenti del libro siano chiaramente impossibili, poiché a volte sfiorano il settore della magia nera, del woo-doo, di mondi così lontani da noi, fatti di francesi che vanno in giro con pellicce di cincillà, teste dimenticate nella soffitta, uomini che si innamorano di ‘sirene’ dai capelli verdi, risulta comunque vicino a noi per le emozioni che condividiamo con i personaggi.
Consiglio questo libro per l’uso naturale e non forzato che è stato fatto dell’intreccio fra la politica , la violenza, gli affetti, i rapporti familiari e con se stessi.
Elena Sofia Petroni 2E