Oggi il tema della alimentazione è al centro dell’attenzione in televisione, sulla carta stampata come nella vita quotidiana. Evidentemente, incuriosisce scoprire e conoscere stili alimentari che divergono dalla norma.
Spesso si sentono dibattiti intorno alla rigidità della dieta vegana e dei possibili rischi che potrebbe comportare. Il vegano in genere è visto solo come quella persona che si nutre di legumi, soia, verdure..ecc, in realtà la sua scelta non è solo alimentare ma si lega anche a ragioni etiche: il vegano è colui che assume un’alimentazione esclusivamente vegetale, per la sua stretta empatia e legame con la natura. Questo l’ho imparato da una donna (da me intervistata) mentre le chiedevo in cosa consistesse di preciso il suo particolare stile di vita, il motivo di questa scelta ma soprattutto com’è crescere, nella sua situazione, un figlio vegano.
Mi ha raccontato che ha cominciato a essere vegetariana all’età di quattordici anni e, insieme al supporto dei suoi familiari e amici, lo è rimasta per circa vent’anni, finché non è passata al veganesimo. Ha sempre rispettato le scelte e le opinioni degli altri, cominciando a riflettere sul modo migliore per comunicare la sua scelta alimentare e la sua intenzione di proporla anche al figlio nel momento in cui è diventata madre: in qualche modo, sapeva di doversi tutelare. Tutelarsi però da cosa? Ovviamente dalle critiche e dai pregiudizi, perché non a tutti può andare giù l’idea di vedere un neonato che, invece di bere dalle mammelle della mamma, si ritrova in bocca un biberon pieno di latte di soia. E in che modo si è voluta tutelare? Facendosi seguire da due pediatri e da un nutrizionista, il quale, consapevole del tipo di nutrizione della famiglia, ha prescritto una serie di prodotti per il figlio sia coerenti con la dieta vegana sia in grado di far crescere un bambino con la giusta e normale quantità di proteine.
Molto spesso la persona che sceglie un regime alimentare vegano possiede una spiccata sensibilità per l’ambiente. Irene, la donna intervistata, ha affermato che casa sua è diventata ormai plastic-free e lei e suo marito usano una sola macchina in due, nonostante questo comporti vari sacrifici: sarebbe infatti molto più comodo avere un mezzo tutto per sé col quale spostarsi.
Da questo incontro ho capito alcune cose che riguardano sia il singolo sia la collettività: se volete vivere sani e aiutare l’ambiente allora spegnete quella sigaretta, comprate una borraccia, evitate l’ennesima bistecca di manzo, moderatevi, agite, non tiratevi mai indietro. Quello dell’inquinamento è un problema complesso da affrontare però se continuiamo a ignorarlo quel bel sole con cui vi abbronzate in balcone o in spiaggia, tra una decina di anni potrebbe non essere più visibile a nessuno. Sapete cos’altro non avremo più? Quel pesciolino rosso che aleggia in mezzo al vostro piccolo acquario in salotto, quel prato verde e pulito del parco vicino a casa vostra, quei polmoni o quel cuore sano che vostro figlio o chiunque altro avrebbe potuto avere ma a causa della vostra pigrizia e del vostro egoismo non avrà più.
Questa è la realtà. Perciò, vi prego, fate qualcosa e in fretta. La situazione ci sta sfuggendo di mano.
Sara Cocconi 1G