2019: riscoprirsi Dadaisti

Circa cent’anni fa, in Svizzera, se ci fossimo recati a Zurigo, in particolare nel locale Cabaret Voltaire, ci saremmo trovati immersi nel clima irreale e magico di uno dei movimenti artistici e culturali più famosi dello scorso secolo: il Dadaismo. Arp, Tzara e Ball sono solo alcuni dei grandi intellettuali fautori di quest’arte spesso complessa da capire, a volte incomprensibile dagli stessi autori. dadamesse01

 

La poetica dadaista tutt’ora fatica ad essere universalmente accettata per il suo mancato rispecchiamento nelle convenzioni artistiche classiche. Ciò che molti non sanno è che ciò che si nasconde sotto quest’arte apparentemente priva di significato, è il genio nella forma più pura e fine. I dadaisti infatti concepivano la loro arte come mezzo di condanna e, per certi versi, di imitazione del clima di irrazionalità bellica che animava il Vecchio continente all’epoca, e che aveva condotto allo scoppio della grande guerra. download

 

Ma come avrebbero reagito i dadaisti se fossero vissuti nel nostro tempo? La nostra epoca all’apparenza è incredibilmente razionale: l’avvento delle tecnologie e i progressi scientifici non possono far altro che esaltare e amplificare questa dimensione. Eppure, se riflettiamo, si nasconde, dietro l’apparente ragione che anima il mondo, uno spettro dell’irrazionalità novecentesca: dissapori, intolleranza, discriminazioni, odio sono antichi come il mondo, e purtroppo trovano ancora ampio consenso nella nostra società, tanto veloce, rapida e caotica che lo scrittore Mazzariol ha definito le giovani generazioni usando la metafora degli squali, animali che non possono fermarsi per natura, e che sono sempre impegnati nello svolgere diverse azioni.

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In questo clima potrebbero crearsi basi solide per l’avvento di un nuovo movimento culturale filodadaista, pronto ad evidenziare questi sentimenti. E, in effetti, troviamo artisti che, ora come un secolo fa, non vengono considerati tali: ne è un esempio lampante Maurizio Cattelan che, con opere come “Comedian” (la famosa banana), ha fatto molto discutere le persone nell’ultimo periodo. 

 

dadaNon potrebbe essere considerata un’opera di carattere moderno-dadaista? Le caratteristiche ci sono tutte: è un oggetto già pronto (ready made), è riproducibile, è spesso non compresa ed è realizzata come strumento di critica sociale (l’artista infatti ha sottolineato che il messaggio che voleva trasmettere era relativo al fatto che i ricchi non sanno quanto realmente costi una banana, dato che l’opera è stata acquistata per ben 120 mila euro). La storia si ripete, è evidente, e l’arte ne è un indicatore: sta a noi comprendere come agire in relazione a ciò che verrà.

 

Giulia Volpato

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