Il calendario dell’avvento giunge al suo apice, alla notte di Natale, e non può che gettare il suo sguardo sul presepio, sugli animali che lo animano e sugli auguri che da essi scaturiscono.
I vangeli, in particolare quello di Luca, ricordano che Maria, a Betlemme, non trovando posto in nessuna locanda, diede alla luce il suo primogenito in una grotta, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia (Lc 2,7). Gli unici animali citati dagli evangelisti sono le pecore e gli agnelli dei pastori che, svegliati da un angelo, accorsero a Betlemme mentre una moltitudine celeste cantava «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama».
Non ci sono né il mansueto bue né l’asinello. Questi compaiono nel primo presepio della storia, realizzato da San Francesco a Greggio nella notte di Natale 1223. Un presepio vivente senza statue e raffigurazioni ma semplicemente una celebrazione eucaristica sopra una mangiatoia, tra il bue e l’asinello. Cosa impensabile in quei tempi: un’Eucaristia in una stalla a sottolineare come Dio abbia accettato di farsi bambino in mezzo alla povertà.
E’ dunque a Francesco che dobbiamo il presepio come lo conosciamo oggi. Lo stesso Francesco del Cantico delle Creature e dell’incontro con il Sultano avvenuto 8 secoli fa nel 1219. Il Francesco della conversione del ferocissimo lupo di Gubbio in “frate Lupo” divenuto lui stesso operatore di pace.
E sono proprio gli animali, nei racconti biblici, a fornire i simboli più profondi connessi al natale.
Isaia (35, 6-10) scrive
6… lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto,
perché scaturiranno acque nel deserto,
scorreranno torrenti nella steppa.
9 Non ci sarà più il leone,
nessuna bestia feroce la percorrerà,
vi cammineranno i redenti.
10 Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore
e verranno in Sion con giubilo;
felicità perenne splenderà sul loro capo;
gioia e felicità li seguiranno
e fuggiranno tristezza e pianto.
E’ proprio il leone, in Isaia, a dare il segno più profondo del nuovo tempo (Is 11,6-9)
6 Il lupo dimorerà insieme con l’agnello,
la pantera si sdraierà accanto al capretto;
il vitello e il leoncello pascoleranno insieme
e un fanciullo li guiderà.
7 La vacca e l’orsa pascoleranno insieme;
si sdraieranno insieme i loro piccoli.
Il leone si ciberà di paglia, come il bue.
8 Il lattante si trastullerà sulla buca dell’aspide;
il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi.
9 Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno
in tutto il mio santo monte…
Quel monte a cui salgono i pastori che vanno a Betlemme. Il monte dove, secondo Isaia (2,4) gli uomini finalmente
Forgeranno le loro spade in vomeri,
le loro lance in falci;
un popolo non alzerà più la spada
contro un altro popolo,
non si eserciteranno più nell’arte della guerra.
Questo ci dicono oggi gli animali che incontriamo nel presepio. E non importa se siamo cristiani o islamici come Malik al-Kāmil, il Sultano di Egitto e Palestina incontrato da Francesco, oppure apparteniamo ad altre esperienze di fede o a nessuna esperienza religiosa.
E gli auguri che ci scambiamo assieme ai regali, in questo tempo di festa, sono gli auguri del leone, del cervo, del bue, dell’asino. Auguri di pace. Auguri di diventare costruttori di pace.
Aluisi Tosolini
Incontro con il sultano: qui il link
lupo di Gubbio: qui il link