Torte di cattivo gusto

In un recente articolo di Vanessa Roghi pubblicato qui  si racconta di un fatto realmente  avvenuto il 27 gennaio alla festa di compleanno di un ragazzino di prima superiore: la famiglia del festeggiato, su richiesta del figlio, ha fatto preparare due torte “decorate” con l’immagine di Hitler e battute di black humour del tipo:

Hitler al telefono dice: «Pronto cara, accendi il forno che sto arrivando». E ancora: «E vai che sarà una serata a tutto gas».

Di fronte all’indifferenza di tutti, solo uno degli invitati rimane sconcertato e racconta tutto a casa.

Non sappiamo se anche altri ragazzi siano rimasti male per questo fatto o meno, di certo la differenza l’hanno fatta i genitori dell’unico scandalizzato:  hanno chiesto spiegazioni alla famiglia del festeggiato che ha definito il tutto ” solo una battuta, sono cose da ragazzi”.

La giornalista nel suo pezzo parla di banalizzazione del male, di incapacità di distinguere giusto e sbagliato, di esercitare la facoltà di giudizio con le relative implicazioni morali.

Chi compie il male è spesso una  persona “normale”,  non demoniaca e nemmeno mostruosa, di certo superficiale.  Ad esempio, persone come i genitori del ragazzo della “Torta di Hitler” e quasi tutti gli altri genitori hanno sminuito l’episodio come se tutto dovesse passare in modo goliardico, come uno scherzo, una burla: probabilmente queste  persone non hanno recepito come grave l’episodio, né  hanno provato alcun senso di colpa nei confronti di tutti gli episodi criminali che Hitler e i suoi seguaci furono capaci di compiere.

L’incapacità di provare vergogna per una torta del genere sminuisce la gravità del fatto, rappresenta un’offesa a tutti i morti provocati dal fascismo e dal nazismo  ma anche un attentato all’intelligenza dei vivi.

Al giorno d’oggi si è sempre più portati a banalizzare, ad essere narcisisti, a cercare un piacere immediato. Infatti spesso assistiamo ad episodi gravi, ma le persone che le mettono in atto si difendono sminuendo il problema proprio perché non c’è più l’educazione alla morale, ai sensi di colpa, alla dignità personale: filmare un bambino bullizzato, scagliare una sedia contro il prof, inviare foto di ragazze agli amici in atteggiamenti intimi, rubare le pietre d’inciampo, ecc.

Tutti episodi gravissimi ma dire: ” lo fanno tutti”, “era uno scherzo”, sembra  diventato l’alibi più di moda. La banalizzazione del male non è solo la torta  con sopra Hitler ma l’eccesso di permissivismo, un’educazione poco morale, che in gran parte la società ha adottato e che ritiene normale.

Solo la facoltà di riflettere e l’educazione possono venirci in aiuto. 

Maria Giulia Giandebiaggi 2’B.

Può interessarti...