“Giace lassù la mia infanzia.
Lassù in quella collina
ch’io riveggo di notte,
passando in ferrovia,
segnata di vive luci.
Odor di stoppie bruciate
m’investe alla stazione.
Antico e sparso odore
simile a molte voci che mi chiamino.
Ma il treno fugge. Io vo non so dove.
M’è compagno un amico
che non si desta neppure.
Nessuno pensa o immagina
che cosa sia per me
questa materna terra ch’io sorvolo
come un ignoto, come un traditore”
“Paesaggio notturno”, Vincenzo Cardarelli
Penso che nessuno possa sottrarsi all’impeto di vitalità che la primavera porta con sé. Lo si vede ovunque: troviamo i primi germogli sui rami, le api iniziano a ronzare indaffarate sui fiori, l’erbetta comincia a spuntare timidamente. Io non sono da meno, e qualche giorno fa ho sentito l’impellente bisogno di riordinare la libreria in camera mia, per fare spazio a nuovi libri. Frugando di qua e di là tra i lunghi ripiani mi sono imbattuta in un album di fotografie di quando avevo quattro o cinque anni che non ricordavo neppure di avere. L’ho aperto, l’ho sfogliato piano, e i ricordi hanno iniziato pian piano a fluire nei flussi della memoria. È stato tremendamente bello e angosciante allo stesso tempo.
In molti mi dicono che non dovrei pensare con malinconia al passato, che sono ancora troppo giovane per questo, che c’è tempo per queste cose: eppure non riesco a farne a meno. È stato un periodo colorato e bello della mia vita, come mi auguro sia stato per molti altri. Il mio ricordo più lontano è insolitamente vivido nella mia mente. Mi ricordo il sole di un pomeriggio trascorso a giocare con gli altri bambini al parco, mi ricordo mia madre che mi chiamava per farmi indossare un cappellino, mi ricordo i fiori gialli del prato e mi ricordo che ero affascinata dalle formiche. Chissà perché poi… Sarà stato forse per il loro ordine o per le loro piccole dimensioni? Rimarrà sempre un mistero celato nelle mie memorie passate, ed è bello così.
Mi sembra passato un istante da quei momenti, quasi come se avessi chiuso gli occhi da bambina un secondo soltanto e, una volta riaperti, mi fossi ritrovata già ragazza. Mi sto rendendo conto soltanto adesso di quanto questa giostra giri velocemente. Penso alla mia esistenza come un avvenire distante da ciò che sono ora e invece è tutta qui, tra le mie dita, nascosta tra i sorrisi delle persone e la quotidianità. Quale assurdo miracolo sto vivendo? È strano ed è così magico che mi lascia senza parole.
I ragazzi lo sanno. Il tempo passa inesorabile, per tutti e per qualsiasi cosa, ma il futuro è ancora tutto da scrivere, e tocca a noi farlo. Perciò, dopo un rapido sguardo indietro per ricordare le persone che eravamo e che non siamo più, ora è tempo di guardare avanti: la vita è qualcosa di incredibile e magico, con le sue avventure ed i suoi contrattempi, e per noi è arrivato il momento di sollevare il velo di ricordi dai nostri occhi, di portarlo con noi e di fare in modo di seguire il sentiero a cui siamo destinati con il sorriso sulle labbra, cercando di godere il più possibile del panorama.
Giulia Volpato