Ogni giorno ci raggiunge la notizia della morte di uomini donne e bambini, che soccombono alle acque nel tentativo di raggiungere un approdo sicuro, sfuggendo a guerra, tortura e fame.
Josef è un ragazzo che sperava di incontrare una vita nuova in Italia, mettendosi in viaggio, con la sua ragazza, su un barcone insieme ad altre 116 persone. Improvvisamente il barcone inizia ad essere sommerso dall’acqua e tutti cercano di collaborare per sottrarlo alle onde del mare. Non c’é scampo. Il barcone affonda e chi non riesce a nuotare sprofonda con lui. Josef non ha più visto la sua ragazza, inghiottita come tanti altri dai flutti. Ore dopo, i soccorsi arrivarono ed aiutarono i migranti ancora in vita, ustionati e lesionati dal sole, oppure disidratati ed affamati. Una nave americana, la Trenton li aveva trovati, ma appena avvistati aveva cambiato rotta senza preoccuparsi delle povere vite di uomini, donne e bambini in pericolo.
Si pensa che abbia cambiato rotta poiché da quando Malta e l’Italia hanno chiuso i porti, molte navi temono di dover fare deviazioni troppo lunghe prima di trovare un porto che accolga i migranti. In questo incidente sono 76 le vittime. Francia e Spagna erano state prese in considerazione come nuovi porti di sbarco dei migranti, rifiutati dall’Italia. Le ONG, organizzazioni non governative, che si adoperano in una vasta gamma di attività e in diversi ambiti, sono spesso impegnate ad aiutare e soccorrere i migranti in mare. Purtroppo, sono all’ordine del giorno vari esempi di gommoni o barconi ignorati dalle navi di passaggio e lasciati al loro destino: un gruppo di migranti è stato salvato dall’associazione “Medici senza frontiere” dopo 35 ore alla deriva. Il tempo necessario per trovarli e salvarli.
Secondo le leggi del mare vige l’obbligo di prestare aiuto a chiunque sia in pericolo di vita, chiunque esso sia e indipendentemente da dove provenga. L’Italia è stata per lungo tempo il paese di prima accoglienza per la maggior parte dei migranti fino al giugno del 2018 quando l’Aquarius si è vista negare il permesso di attracco dal ministro degli Interni italiano. La questione dei migranti deve essere condivisa da tutte le nazioni Europee sia nella prima fase di accoglienza sia per la destinazione finale. I migranti, spesso, non vengono considerati come persone, bensì come oggetti, come merce di scambio per un gioco di forze politiche. Chi fugge dal proprio paese, per ragioni legate alla sopravvivenza, è un essere umano tanto quanto chi ha avuto la fortuna di nascere in un paese che non conosce la guerra e la povertà.
In quest’ottica, voglio ricordare le parole dello scrittore Tahar Ben Jelloun tratte da Il razzismo spiegato a mia figlia:
“Siamo sempre lo straniero di qualcun altro. Imparare a vivere insieme è lottare contro il razzismo.”
Giorgia Gelati 1E