I rappresentanti di istituto hanno avuto l’idea di chiamare un fotografo professionista per scattare la foto di fine anno a tutte le classi del liceo Bertolucci.
Ma hanno dimenticato un dettaglio: comunicare al dirigente scolastico o ai suoi preposti la volontà di realizzare l’iniziativa. Così il 24 aprile, chi si è recato a scuola alle otto del mattino, ha trovato la postazione del fotografo ai piedi delle scale d’ingresso. E per tutta la mattina le classi sono uscite per fare la loro bella foto.
La cosa merita alcune riflessioni.
Punto primo: in una comunità le decisioni devono essere condivise, in modo particolare nella scuola, in cui esiste una gerarchia e diversi gradi di responsabilità. Non spetta a me prendere provvedimenti verso coloro che hanno agito in tal modo, ma ritengo sia giusto segnalarlo.
Punto secondo: ogni alunno ha mediamente speso 4/5 euro per avere la stampa delle foto. A spanne ritengo di poter dedurre che la spesa della collettività degli studenti si aggira attorno ai 4000/5000 euro. In ogni caso si potrà verificare attraverso la fattura/ricevuta fiscale che sarà regolarmente rilasciata (giusto ragazzi)?
Punto terzo: da tre anni al Liceo Bertolucci le foto vengono realizzate in digitale dagli studenti o dal sottoscritto, a titolo completamente gratuito. Se avessimo chiesto anche un solo euro, magari per finanziare il labmagazine, per acquistare tecnologia ecc. ci sarebbero state polemiche infinite.
Punto quarto: come esperto di digitale rimango allibito constatando la mancanza di creatività e di iniziativa di alcuni studenti. Non fanno forse parte dei “nativi digitali”, non sono in grado di scattare la foto di classe con cellulari da 1000 euro? Quegli imbranati digitali che camminano per le strade della città guardando lo schermo dei loro smartphone all’ultimo grido non hanno la capacità di farsi una foto di classe come Dio comanda? Postando foto di se stessi su Instagram con un narcisismo da cicisbei non riescono a partorire l’idea banale di potersi scattare una bella foto usando le fotocamere integrate da 16 Megapixel dei loro costosi gingilli?
No, io credo che i nostri ragazzi siano assai più dotati e creativi e che questa sia stata una brutta idea, sfociata in una brutta scelta.
Come i loro vecchi padri e nonni, hanno chiamato un fotografo. Una scelta decisamente vintage.
Ma hanno fatto tutto senza chiedere il permesso all’istituzione di cui fanno parte e di cui rappresentano una componente essenziale. Non hanno pensato che la scuola non è il luogo in cui si fa tutto quello che si vuole. E che, confrontandosi, si ragiona meglio.
Mio nonno, un po’ per la vita che aveva fatto (era della classe 1908), un po’ per la penosa esperienza delle due guerre mondiali, non aveva tantissima fiducia sulla capacità dell’uomo di cambiare e spesso esordiva dicendo: “caro mio, un coglione rimane un coglione”. Altro che pedagogia e inclusione a buon mercato… prima fai la guerra poi ne parliamo. E se fai delle coglionate rimani tale.
Un insegnante deve credere invece che la persona può sempre cambiare e che da una brutta idea si possa imparare a ragionare meglio, usando i mezzi straordinari che già si hanno a disposizione, chiedendo consiglio agli adulti e, possibilmente, evitando alla collettività di spendere inutilmente i soldi.
Prof. Cattellani