Papà, lasciami volare

Il 22 novembre, durante l’assemblea d’istituto, abbiamo conosciuto una persona speciale: papà Giampietro, come lo chiamano tutti. Ma chi è e perchè è venuto nella nostra scuola a parlare in un’assemblea il cui tema principale era la droga?

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La sua storia comincia tre anni fa, nella terribile notte del 24/11/2013, in cui un muro portante della sua vita è crollato…
“Ero a casa, stavo dormendo e a un certo punto mi sono svegliato di soprassalto, senza un apparente motivo”-ci racconta Giampietro. ” Mentre stavo per riassopirmi mi arriva una telefonata, era mia moglie, al telefono sembra sconvolta, le parole dette sono sconnesse, ma sono tre parole in particolare che mi turbano: Corri, Emanuele, Fiume. Al che, finita la telefonata, salgo in macchina e mentre percorro i pochi chilometri che mi separano dal fiume comincio a ripensare alla mia vita e a quello che potrebbe essere successo a Emanuele.”Fa una pausa e un lungo sospiro, emozionato:”Quando sono arrivato nel paesino nei pressi del fiume, nonostante fossero le tre di notte, era illuminato a giorno a causa dei fari delle varie forze dell’ordine e della croce rossa.”
In questo momento la faccia di Giampietro si fa malinconica e l’emozione che traspare dalla sua voce è limpida e chiara :” Quando arrivai sulla riva del fiume trovai un ragazzo rannicchiato su se stesso che quando mi sentì arrivare si girò e mi chiese se ero il padre di Emanuele… io sempre più preoccupato risposi di sì e lui mi raccontò come ad una festa con dei ragazzi più grandi, Emanuele, forse per non farsi considerare un debole provò una dose di LSD. Mi disse che su di lui fece l’effetto più forte del gruppo, forse perchè era il più piccolo, aveva 16 anni, oppure perchè non l’aveva mai provata. Fatto sta che le forti allucinazioni lo indussero, nei pressi del fiume, a buttarsi a capofitto in acqua, balbettando che doveva uccidersi. “screenshot_2016-11-22-19-00-29-1

Arrivati a questo punto Gianpietro continua con il raccontarci la “notte più lunga della sua vita” in cui proseguirono le ricerche del corpo di Emanuele, il quale verrà ritrovato all’una del pomeriggio poco più a valle, morto, su diagnosi del medico,  per annegamento… L’ultima pugnalata al cuore di questo  padre.
Giampietro fa una pausa, come se il dolore provato quella notte fosse riaffiorato a poco a poco.  Poi ci racconta come, durante il periodo immediatamente successivo alla morte di Emanuele, avesse perso la voglia di vivere e il cerchio della pazzia causato dal folle dolore che stava provando lo stesse inghiottendo per non farlo più uscire. Poi, un giorno, accadde che: “Stavo dormendo e sognavo, mi sognavo mentre mi buttavo nel fiume per cercare mio figlio e tirarlo fuori. A un certo punto, quando ormai mi stavo arrendendo lo vedo in fondo al fiume nudo, tutto rannicchiato su se stesso e io, facendo appello alle ultime forze rimaste lo raggiungo, lo afferro e lo porto in superficie con me. In quel preciso momento mi sveglio e una forza del tutto nuova mi attraversa il petto, come se Emanuele mi dicesse di continuare a vivere, ed è quello che ho fatto e che faccio tutt’ora.”

E così è nata l’associazione Ema PesciolinoRosso che ha come obiettivo la sensibilizzazione dei giovani sull’uso delle droghe ma anche di altre dipendenze. Ne è seguito anche un libro dal titolo “Lasciami volare” e diversi incontri per la sensibilizzazione e la diffusione della storia di Emanuele.

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E noi che abbiamo avuto l’onore e il privilegio di ascoltare le parole di questo padre, che ha fatto di uno dei dolori più grandi della sua vita la sua forza per andare avanti e per far sì che cose del genere non capitino più a nessuno,  gli auguriamo con tutto il cuore di continuare a portare avanti il suo messaggio con tutta l’energia che abbiamo provato noi nell’ascoltare la sua storia. Quindi Giampietro continui così e siamo sicuri che dall’alto suo figlio sarà fiero di lei.

Elisa Estasi

 

 

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