Lucrezia: questo è il nome della donna che cambiò la storia di Roma. La leggenda narra che fosse una nobildonna di origine romana, bellissima e, soprattutto, fedele al marito. Era talmente bella che il figlio del re, Sesto Tarquinio, se ne innamorò, e col favore delle tenebre la raggiunse nella sua stanza. La ragazza dormiva beatemente, le sue carni pallide si potevano intravedere tra le pieghe di un candido lenzuolo. Preso dal desiderio, Sesto le confidò il suo amore tra suppliche e minacce, ma, vedendola irremovibile, decise di uccidere lei e il servo, spogliarli, e gettarli nudi sul letto, per far sì che sembrasse un tradimento. Dopo quest’ultima minaccia, la nobildonna si arrese ai desideri del principe. Una volta sola, Lucrezia mandò un messaggero al marito che, una volta giunto dalla sua sposa, venne a sapere dello stupro avvenuto pocanzi. Lei confessò di sentirsi violata, disonorata, e che non sarebbe potuta vivere col peccato di cui si era macchiata, così fece promettere all’amato vendetta e, con la lama nel pallido ventre, spirò. Il marito Collatino mantenne la promessa e, insieme al padre di Lucrezia e al suo fedele amico Lucio Giunio Bruto, sollecitò una rivolta che uccise Sesto e depose l’ultimo re di Roma, Tarquinio Il Superbo, dando vita alla res publica.
Nel corso del tempo la leggenda ha suggestionato diversi artisti, da Cranach a Raffaello, da Parmigianino a Reni, ed è diventata il soggetto di molte opere oggi esposte all’interno della mostra “Lucrezia romana. La virtù delle donne da Raffaello a Reni” nella Galleria Nazionale della Pilotta, a Parma, dove si è recata il 16 novembre la classe 2°D del liceo scientifico Bertolucci con la professoressa Bianchi. Pur raccontando la stessa storia, tutte le opere sono diverse, perché ogni artista ha interpretato la leggenda a modo suo: chi ha rappresentato Lucrezia come in croce, chi bellissima e chi l’ha dipinta brutta. Lucrezia è vissuta più di duemila anni fa, ma una storia analoga è successa poco tempo fa: la ragazza napoletana Tiziana Cantone si è suicidata dopo la divulgazione da parte del fidanzato di un suo video hot, non reggendo il disonore. La storia ci ricorda quella di Lucrezia, e purtroppo questo è un solo uno dei tanti casi di donne che hanno perso la loro dignità a causa di un uomo. Un uomo guidato da una mentalità maschilista che risale agli albori della storia umana, secondo cui il sesso maschile è dominante, per natura, secondo alcuni, per volontà divina, secondo altri. Ma la donnnon è stata creata dai piedi dell’uomo per essere calpestata, così come non è scaturita dalla testa perché essere superiore, ma dal fianco, per essere considerata alla pari, o sotto al braccio, per essere protetta. Molte violenze verso le donne in realtà sono mosse da una follia generata dall’amore e dal desiderio, parole che vanno in realtà molto d’accordo: per amare devi essere sempre un po’ folle, ti comporti stranamente, stai male, stai bene e stai male, senza parlare del vortice di emozioni da cui l’innamorato è travolto. Ma anche l’amore più folle mai e poi mai giustifica la violenza, la sopraffazione, l’umiliazione. Di Lucrezia ieri, di Tiziana oggi.
Paolo Dalle Vacche