Avreste mai immaginato di trovare (appassionati a parte, per voi la domanda non vale!) un computer grande come un armadio? Oppure un altro con tastiera, ma senza schermo?
Gli studenti del liceo che frequentano il corso di crittografia sono stati invitati dal dipartimento di matematica e informatica dell’Università di Parma a visitare il museo del computer ospitato nella sede universitaria per uno scavo archeologico, relativamente recente, nella storia dell’intelligenza artificiale. Ebbene sì, se l’aspetto delle prime macchine calcolatrici può ingannare il nostro giudizio, la loro età anagrafica non è da meno.
I propose to consider the question, “Can machines think?”» (Alan Turing); «Computer science is no more about computers than astronomy is about telescopes.»(Edsger Dijkstra); «Science is what we understand well enough to explain to a computer.» (Donald Knuth). Questo si chiedevano i padri del computer, primi teorizzatori di intelligenza artificiale.
Passando tra gli oggetti esposti, quello più “antico” è il primo personal computer targato Olivetti (ditta orgogliosamente italiana) con il quale, pensate un po’, avreste potuto scrivere con una tastiera e visualizzare il lavoro su… un foglio di carta scorrevole! Ancora lo schermo non era integrato e anche quando sarebbe stato previsto, qualche anno più tardi, avreste dovuto aggiungerlo voi: magari usando un televisore…
Si passa poi ad una calcolatrice, anch’essa della Olivetti, che risale agli inizi degli anni ’60. Parallelamente le menti d’oltreoceano di Jobs e Wozniak si preparavano ad ideare un computer che più si rispecchia nella nostra attuale concezione, una macchina vicina a noi, domestica: così con l’uscita di Apple I (che l’utente doveva assemblare sulla logica della libreria Billy, il tutto molto più entusiasmante) e di Apple II (il primo computer user-friendly, con schermo monocromatico), i due inventori americani iniziano la diffusione di massa della tecnologia, ponendo le basi per il venturo Macintosh.
Ma la concorrenza italiana non è da meno: mentre la IBM, altra azienda statunitense, fa uscire il primo portatile della storia (si fa per dire, quando questo pesava 5 kg e lo dovevi sempre collegare ad una alimentazione!), la Olivetti mette sul mercato un oggetto singolare e quanto mai innovativo, un vero portatile, il celebre M10 classe 1983, molto simile a uno dei nostri tablet, dotato di tastiera e piccolo schermo.
Tante curiosità racchiuse in una stanza: da un computer grande come un armadio (credetemi, letteralmente), un PDP-11, dal quale discende lo stesso Android, in grado di lavorare con dischi di memoria da 5 MB in cui avreste potuto salvare un solo brano mp3 al Commodore 64 (anni ’80-‘90) usato come console da gioco e dotato di uno dei primi joystick… Insomma, la storia di un oggetto che oggi fa la differenza nella vita di ogni giorno, una storia fatta di idee, pazienza e determinazione; le tappe di un oggetto che oggi molti solo chiamano computer, senza nemmeno immaginarsi il percorso che ha portato alla sua realizzazione; un salto nel passato per una maggiore consapevolezza dell’oggi, che è continua sperimentazione e innovazione.
Luca Cantoni 4 A