Urne? No, grazie

Immaginate di dover cucinare un piatto, la cui ricetta è basata su un ingrediente principale. Poi immaginate di dimenticare, nella preparazione, tale ingrediente.

Come pensate possa essere il piatto?

Esso avrà lo stesso sapore del panorama politico italiano. Pesantemente privo di qualcosa.

Ma cosa?

 

All’ ultimo referendum, quello per le piattaforme petrolifere situate nei mari italiani, solo il 31% degli italiani aventi diritto al voto si è recato alle urne. Una percentuale forse un po’ troppo bassa, data l’ importanza dell’ argomento in gioco. Un numero che fa riflettere. E dopo la riflessione, sorge spontanea una domanda: quale potrà mai essere il futuro di un paese democratico i cui cittadini non sono interessati alla vita politica?

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Ci basti ascoltare gli italiani stessi: il dubbio non è se votare si o no, il dubbio è se andare a votare o non andare.

Ci basti ascoltare le parole di un Presidente del Consiglio e di un Ex Presidente della Repubblica: incitano all’ astensione.

E capiamo subito che qualcosa, nella politica italiana, non funziona.

C’è però chi dice che l’ astensione ai referendum sia stata utilizzata come strumento di controllo del referendum stesso: astieniti, e appoggerai il governo. Una sorta di “terza scelta” che, per quanto legittima, non giustifica il disinteresse politico dell’ italiano medio.

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Non ci sono infatti scuse: il cittadino di una Repubblica Democratica è chiamato a partecipare attivamente al governo del proprio Paese. Ce lo insegnano i Romani, con la “Res Publica”, la “cosa pubblica, di tutti”; e i Greci, con la “δημοκρατία”, il “governo del popolo”.

 

Ma quale la causa di tale disinteresse? Forse la sfiducia riposta nelle istituzioni, il pessimismo, lo scetticismo, l’ indignazione a fronte dei tanti scempi politici.

Eppure, comunque esso sia, il disinteresse politico è il principale nemico della politica stessa, al di là di partiti e  movimenti, destra, sinistra o centro.

Lara Piemontese

 

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