Social Network tra i giovani, moda o utilità?

Tre adolescenti su dieci ammettono di essere stati vittime di cyberbullismo.

Numeri forse un po’ troppo alti per l’ Europa: martedì 22 dicembre verrà votato l’ emendamento che porta dai 13 ai 16 anni l’ età minima per l’ accesso ai social network. Sarà inoltre necessario il consenso dei genitori del minore al momento della creazione del profilo. Le piattaforme, dal canto loro, dovranno applicare una modalità di verifica di data di nascita e consenso tanto sicura quanto rapida per non inibire l’accesso.

Rimane però un problema di fondo: perchè un ragazzino di oggi vuole a tutti i costi iscriversi ai social? Quale utilità può avere un portale come Facebook in giovane età? Ma soprattutto, che conseguenze può comportare?

La triste risposta all’ ultima domanda ci è nota: basti pensare al caso della ragazza picchiata al Giordani il 15 dicembre, atto di bullismo organizzato (e in parte causato) attraverso i social network.

Ma dietro la moda della vita sociale su Internet si cela, a mio parere, una generazione dal profilo psicologico fragile. Se sulla rete si trovano migliaia di amici, si accumulano like, mippi e followers, nella vita reale di tutto questo rimane ben poco. O meglio, ben poco di autentico. Quasi una sorta di maschera, quella dei profili sui social; un meccanismo sociale così tanto complesso da necessitare di una profonda analisi psicologica.

Non si può negare la straordinaria efficacia a livello comunicativo dei portali, così come della loro in ambiti anche lavorativi. Ma fino a che punto si può parlare di strumento di comunicazione e quando, invece, si parla di “protesi” dell’ uomo di oggi? A voi la risposta.

L’utilizzo spregiudicato dei social è, sicuramente, una moda e, in quanto tale, esige di essere seguita dai giovani (e non solo). Attenzione, però, a non accettare troppe amicizie.

LARA PIEMONTESE

 

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