L’infinito è da sempre uno dei temi più dibattuti dell’umanità: l’idea che qualcosa sia interminabile ha ispirato molteplici letterati e fatto scontrare parecchi filosofi. Pochi sanno però che l’origine di questo quesito non nasce da un complesso pensiero filosofico ma da una semplice forma: il cerchio.
Gli antichi egizi infatti, avendo provato a calcolare il rapporto tra la circonferenza e il suo diametro, compresero che quello non era un numero come tutti gli altri ma uno con infinite cifre decimali: loro lo approssimarono a circa 3,16 ponendo l’area di un cerchio di diametro 9 uguale a quella di un quadrato di lato 8.
Solo intorno al 250 a.C., con Archimede, questo rapporto assunse il nome che oggi tutti conosciamo: pi greco. Archimede riuscì a trovare le prime 3 cifre dopo la virgola e raggiunse un’approssimazione molto simile a quella odierna.
Infine molti secoli più tardi, nel 1655, si trova un prodotto infinito che definisce nella sua interezza il più greco: π/2=2²x4²x6²x8²x…/3²x5²x7²x9²x…
Cioè 2 volte il rapporto tra il prodotto dei quadrati di ogni numero pari e quello di ogni numero dispari.
Però il pi greco non è solo una costante geometrica, anzi, è LA costante matematica per eccellenza, in quanto presenta moltissime applicazioni in svariate branche della disciplina. Per esempio è usato nel calcolo probabilistico in quanto appare nella funzione distribuzione normale, cioè la curva che rappresenta la distribuzione della probabilità. Inoltre appare spessissimo nell’analisi matematica, nella fisica ed in quella che moltissimi matematici definiscono “l’equazione più bella” di tutte dato che mette in relazione le 5 costanti matematiche più importanti: e^iπ+1=0.
Non ci resta che festeggiarlo ogni anno, il 14 marzo!
Salvatore Quitadamo 3E
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