Vero e falso sui social

Ogni giorno su internet compaiono migliaia di notizie, ma quali sono vere e quali false? Teorie e complotti attorno alla morte di persone famose come Michael Jackson e sul tragico incidente della principessa Diana, sono quelle più popolari su internet. E se Michael Jackson fosse ancora vivo? E se in realtà la morte della principessa Diana non fosse solo un tragico incidente ma fosse stato orchestrato da suo marito? Questo genere di domande provocatorie attira particolarmente l’attenzione dei giovani.

Ti interesseresti di più ad una notizia che afferma che una delle più grandi star della storia, data per morta anni fa, è ancora viva? Oppure ad una semplice notizia che conferma il matrimonio di due attori che stanno insieme da anni? E’ evidente che le notizie esagerate attirano l’attenzione, mentre quelle più “normali” passano spesso inosservate. Questo fenomeno è molto comune: più la notizia è incredibile, più cattura l’attenzione.

Un’indagine ha dimostrato che su twitter le notizie false si diffondono il 70% più velocemente rispetto a quelle vere. In una situazione del genere è preoccupante notare che chiunque, con la tecnologia del giorno d’oggi, è in grado di modificare delle immagini per poi formulare teorie stravaganti che non hanno alcuna possibilità di essere vere. Eppure, gli studi rivelano che, il 50% dei giovani tende a credere a queste storie, fenomeno che possiamo attribuire alla pigrizia, nell’informarsi e verificare le fonti, comune tra i giovani.

Nella maggior parte dei casi quando ci viene un dubbio su un argomento qualsiasi ci viene automatico cercarlo su internet, dando per scontato che quello che troveremo è completamente verificato, eppure degli studi hanno dimostrato che oltre il 60% delle notizie condivise sui social ha un contenuto errato o confuso.

In effetti è sconvolgente come dei semplici video o articoli possano influenzare la nostra visione della realtà, rendendo eventi storici diversi, soprattutto agli occhi dei più giovani.

Qualche tempo fa lessi di un episodio piuttosto interessante di fact-checking. Un giovane, di nome Alan Mcmaster, per fare uno scherzo ad un suo amico aveva creato su Wikipedia una pagina mettendo il suo nome e una storia inventata sulla sua vita. La storia era talmente dettagliata che la gente nessuno si accorse della sua falsità per ben dieci anni, i responsabili del fact-checking di wikipedia ricevevano notizie da verificare ogni giorno e a volte capitava che qualcuna si perdesse. Gli anni passarono e il suo nome veniva addirittura citato in articoli e premiazioni senza sospettare nulla, finchè un giorno un giovane non postò la foto presa da Wikipedia del giovane dicendo che sembrava un pò falsa, a quel punto i fact-checkers decisero di controllare e scoprirono subito l’imbroglio. Questo episodio sottolinea l’importanza di verificare le notizie con attenzione per non cadere nelle trappole del web.

Ritengo che tutti, almeno una volta nella vita, siano stati vittime di informazioni fuorvianti, proprio come è successo a mio padre, la persona più attenta e diffidente che conosca.

Qualche tempo fa, lesse su internet di un personaggio famoso che era riuscito ad alzarsi dalla sedia a rotelle utilizzando una crema di un certo tipo, e vedendo il nome di un professore universitario di sua conoscenza nell’articolo, decise di fidarsi. Quel giorno decise di non fare ulteriori ricerche e ordinò la crema per sua madre. Solo più avanti decise di informarsi meglio, e fu così che scoprì che quel personaggio famoso non era mai stato su una sedia a rotelle.

Alla fine, dobbiamo imparare a essere astuti e a non abboccare a qualsiasi esca online. Le notizie false possono sembrare divertenti o interessanti, ma possono anche influenzare le nostre opinioni. Prendiamoci il tempo di indagare e chiederci se ciò che leggiamo sia veramente vero.

Meglio una notizia autentica conquistata con impegno che una ingannevole che si limita a stuzzicare la nostra curiosità.

Alice Codispoti 3E

 

foto da https://www.linkiesta.it/2018/11/anatomia-della-disinformazione-italiana-il-rapporto-agcom-e-le-false-n/

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