Volevo prenotare un volo lowcost per Helsinki. 6:45 del mattino, quelli dopo costano il doppio. Per arrivare all’aeroporto c’è una comodissima navetta che passa per la stazione della mia città. Devo prenderla 3 ore prima del volo: 3:45. Mi immagino in stazione alle 3:45. Non penso a come potrebbero derubarmi, ma a quelli che mi si avvicinerebbero.
Qualcuno di loro mi direbbe che non è il posto adatto a una ragazzina come me. Ma parla della fermata della navetta per un volo lowcost? Un altro mi chiederebbe quanto prendo. Ma persino i pantaloni termici ora sono un’istigazione? Un silenzioso si limiterebbe a guardarmi. Certo, non c’è niente di male nel guardare. Dicevano “guardare e non toccare” giusto? Se potessi esserne certa li lascerei guardare. Ok, andrò ad Helsinki quando il mio ragazzo avrà le ferie.
Volevo bere per dimenticare. Mi sono lasciata da poco e non ci capisco più niente. Volevo sentirmi leggera, ballare per strada, ridere rumorosamente.L’appuntamento è alle 23:30 davanti al locale. Qualcuno ha avuto più tempo di me per ubriacarsi. E’ presto per essere cosi molesti però. C’è un’ora adatta per dare della puttana a chi ti rifiuta? Ok berrò quando sarò coi miei amici, in gruppo è meno pericoloso.
Volevo farmi accompagnare a un evento dell’università da Francesca. Non la vedo da anni, da quando ha cambiato corso. Sarà una grossa festa con tanto di dj e buffet. Abbiamo ricevuto gli inviti: ci sono anche i professori, dovremo vestirci eleganti. Manca una settimana e non ho un vestito adatto. Chiamo Francesca per sapere cosa si mette lei: se devo comprare un vestito, almeno che sia coordinato al suo. Mi dice che non viene. La ragione per cui ha cambiato corso è tra gli invitati ed è pronto a stringere la mano dei colleghi quanto la sua.
Ok, guarderemo un film sul divano e risparmieremo i soldi del vestito.
Volevo andare da lei coi mezzi, ma abbiamo capito che di notte in giro è meglio se non ci sto da sola. Ok, chiamerò un taxi. Ho sempre da parte un extra nel caso mi trovi in una brutta situazione e debba pagare qualcuno che mi venga a prendere.Scorro l’elenco delle vetture più vicine e rifletto sul fatto che sia strano affidarsi a un uomo per tornare a casa, al sicuro da altri uomini. Non ha motivo di farmi del male. Ma hanno mai un motivo per farti del male? Ok, prenderò la patente il prima possibile.
Volevo comprare la macchina. Metto da parte il dieci percento del mio stipendio tutti i mesi. Ci sono quasi. Ho già il portachiavi adatto. Ho parlato con Marco oggi a pranzo. Pensavo a cosa rinunciare per concludere l’acquisto in meno tempo. Non me l’ha detto lui, ma mi sono accorta che devo impegnarmi di più se voglio raggiungere il mio obiettivo. Non più di me stessa, più di Marco. Il suo stipendio è più grande di un terzo, anche se siamo colleghi. Anzi, lui è arrivato un anno dopo di me. Ok, venderò i biglietti dei Coldplay
Volevo scrivere un articolo per la giornata contro la violenza sulle donne.
Ho citato Giulia. Ho cancellato: troppo cliché.
Ho citato Trump. Ho cancellato: troppo lontano da noi.
Ho citato le statistiche. Troppo impalpabili.
Ho citato il diritto all’aborto. Troppo burocratico.
Ho citato le bambine spose, il numero delle infibulazioni. Troppo estremo.
Ok, parlerò della paura. Parlerò della rabbia, dello sconforto, delle lacrime, della fatica, dei pensieri, dei limiti. Parlerò oggi e non smetterò di farlo negli altri giorni dell’anno. Se parlare non sarà abbastanza, piangerò per chi non ce l’ha fatta e urlerò per chi resta. Giulia non è stata l’ultima. Giulia non sarà l’ultima ancora per tanto tempo. Non vediamo aiuti, vie di fuga. Non sappiamo neanche se chiedere aiuto sia la cosa giusta.
A chi chiedere? Cosa chiedere?
Ci dicono di denunciare e non ci credono
Ci dicono di denunciare e non ci proteggono
Ci dicono di denunciare e ci umiliano al banco degli imputati
Ci dicono di denunciare e archiviano i processi
Ci dicono di denunciare e gli accordano i domiciliari nel nostro quartiere
Ci dicono di denunciare e i braccialetti elettronici non funzionano
Ci dicono di denunciare e quando moriamo osano scrivere sui giornali che, però, avevamo denunciato.
Voglio prendere quel volo da sola. Voglio dimenticarmi la mia vita per una notte. Voglio laurearmi senza ulteriori difficoltà. Voglio risparmiare i soldi del taxi. Voglio tornare a casa serena, senza chiavi in mano.
Voglio vivere in un mondo che non conosce il 1522 a memoria, che paga gli stipendi in base all’esperienza, che fa diventare madri le donne che lo vogliono e permette di essere gattare indipendenti a chi non ne vuole. Voglio ridere degli stereotipi femminili, quanto di quelli maschili, senza avere paura di alimentare le idee patriarcali. Voglio scegliere quanto vestirmi, quanto flirtare, quanto esprimermi, quanto tempo passare al lavoro e quanto a casa. Voglio smettere di sentirmi giudicata perché femminista, di ripensare a cosa avrei voluto fare o dire.
Voglio smettere di pensare che sia ok.
di Cleo Cantù
foto di G. Scaramuzza e M.Borelli