“Ricorditi di me, che son la Pia”

Tutti noi ci siamo ricordati di te cara Pia, soprattutto il 25 novembre 2023: giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Sì, perchè, cara Pia, sono passati oltre 700 anni dal giorno in cui chiedesti al mondo di ricordarti, ma ancora oggi le donne muoiono, uccise da fidanzati, mariti, padri. È incredibile, ma quest’anno solo in Italia sono morte 106 donne; donne che, come te, Pia, amavano o avevano amato il loro assassino. Certo, molte cose sono cambiate: adesso possiamo votare, ricevere un’istruzione, amare chi vogliamo e anche svolgere attività che una volta erano riservate agli uomini. Se tu potessi vedere quante conquiste abbiamo fatto, saresti fiera di noi, eppure, nonostante le nostre battaglie, nonostante la parità dei diritti, nonostante la libertà conquistata, continuiamo a morire uccise dalla violenza di un marito geloso, di un fidanzato che non accetta la fine di un rapporto, da un padre che non approva il nostro stile di vita.
La diciottenne Saman è morta il 1 maggio 2021, uccisa in un vero e proprio agguato organizzato dalla sua famiglia: che colpe aveva la ragazza? Vivere secondo lo stile occidentale e rifiutare le imposizioni della sua famiglia di origine pakistane. Saman voleva solo essere libera di amare, chiedeva solo ed esclusivamente un po’ di libertà. Ed è stata uccisa dalle stesse persone che forse amava di più: il padre, la madre, lo zio. Proprio loro, che avrebbero dovuto difenderla dalle violenze del mondo, sono diventati i suoi carnefici.
Concetta invece aveva avuto la forza di separarsi dal marito, dopo una vita fatta di botte, minacce e violenze sessuali. Lo aveva denunciato e tentava faticosamente di ricostruirsi una vita, insieme alla figlia diciassettenne, ma è stato tutto inutile, nonostante il divieto di avvicinamento ed il braccialetto elettronico, il marito l’ha uccisa con 39 coltellate il 14 ottobre.
E poi Giulia, Francesca, Etleva, Annalisa, Marta, Antonella, Pinuccia, Maria Rosa, Celine, Anna, Sofia, Marisa, Vera, Rossella e tanti tanti altri nomi, fino ad arrivare a 106.

Pia, sono sicura che leggendo questa lettera le tue guance si stiano rigando di lacrime, ti starai chiedendo come sia possibile ancora oggi tutta questa violenza. Siamo nel 2023, non più nel Medioevo, e allora come è possibile che oggi, come allora, le donne vengano uccise con brutalità ed indifferenza?
C’è chi dà la colpa al patriarcato, chi ad una cultura dominante sessista e maschilista, chi definisce l’Italia un Paese ancora dominato da una cultura arcaica (basti pensare che la violenza sessuale è stata riconosciuta come reato contro la persona solo nel 1996, prima lo stupro era ritenuto un reato contro la morale), chi invoca una riforma del sistema legislativo e giudiziario.

Oggi in piazza però eravamo in tanti, donne e uomini di ogni età, tutti insieme abbiamo manifestato per far capire che questa società e questa cultura non ci piacciono, ma soprattutto non ci appartengono. Avrei voluto mandarti una foto, una meravigliosa folla colorata che esprimeva tutto il desiderio di cambiare questa cultura che giudica ancora una donna per come si veste e per come si comporta, anziché giudicarla come persona.
E noi, te lo prometto, Pia, continueremo a lottare per la nostra libertà, affinché più nessun uomo possa toglierci la vita e la libertà solo perché siamo donne

Gloria Mendi, 4S 

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