La scuola dell’ansia e come uscirne

Nella scuola dell’ansia ( di cui parla Gramellini in un suo recente pezzo)  troviamo due “classi”, parimenti in preda all’ansia: i giovani, spaventati da che cosa può riservare loro il futuro e gli adulti, la cui visione della realtà è mutata nel corso del tempo grazie all’esperienza e alle conoscenze che hanno acquisito nel corso della vita. Molto spesso ciò che hanno vissuto e imparato ha preso il posto della spensieratezza giovanile. E anche per questo sono in preda all’ansia.

Ma parliamo di noi ragazzi. Un adolescente, che vive un momento in cui la sua percezione del mondo che lo circonda muta in continuazione, è soggetto ad agghiaccianti domande e a precarie risposte: quale lavoro farà in futuro, quali sono i suoi piani per gli studi, se è sicuro di trovare un lavoro redditizio frequentando la tal facoltà…  Secondo la visione di Gramellini, i social svolgono un ruolo cardine nella crescita e nella decrescita dell’autostima del singolo adolescente, proponendo  ideali di bellezza, di merito e stili di vita idealizzati e raramente realizzabili. Può succedere che l’adolescente si chiuda in se stesso, innalzando un muro con le persone che hanno una visione diversa della vita e delle sue potenzialità, a partire dall’ambiente scolastico. L’idea di scuola infatti è spesso incentrata sul metodico insegnamento delle discipline, spesso non prende in considerazione  le caratteristiche personali dell’alunno e declassa la sua vita extrascolastica ad un passatempo. L’adolescente si sente quindi oppresso dal pensiero martellante di un’istituzione scolastica che si insinua all’interno delle sue giornate prendendo il posto di tante altre attività che potrebbero arricchire il suo bagaglio culturale. E’ quindi assolutamente vero che la scuola ha una parte molto significativa nel creare ansia ad un adolescente.

Il Preside del Liceo Romagnosi, Pier Paolo Eramo, ha elencato in un articolo sulla Gazzetta di Parma, sei cose utili per migliorare la salute psico-fisica dei ragazzi. Il primo consiglio è rivolto ai genitori: li esorta ad ascoltare i ragazzi, a porgere orecchio ai loro pensieri più profondi, senza sminuirli  e giudicarli, entrando in una “logica non dualistica”. Eramo dedica il suo sesto consiglio ai docenti, richiamando la loro attenzione sui metodi di insegnamento e sulle nozioni, a volte enciclopediche, che vengono impartite ai ragazzi, i quali molto spesso si chiedono quando nella loro vita avranno effettivamente bisogno di tali concetti. Gli stessi metodi di insegnamento dovrebbero avere come principale scopo quello di accendere gli animi e le passioni degli studenti, dando loro gli strumenti per vivere e comprendere il futuro.

Vorrei aggiungere un settimo consiglio. Gli adolescenti che vivono nel ventunesimo secolo non sono quelli che popolavano le strade negli anni ottanta, spensierati e voraci nei confronti delle possibilità che il futuro offriva. Gli adolescenti degli anni duemila sono nati in un’epoca in cui la libertà non è sconfinata, dove ci sono più regole che eccezioni, dove il futuro è un buco nero dentro il quale devono – dobbiamo – cercare di sopravvivere, dove tutto è un merito e basta un passo falso per perderlo. Questi adolescenti avrebbero bisogno di un’istituzione scolastica che fosse in grado di tenere lontani i giovani da uno stato psico-fisico nocivo alla loro crescita, una scuola in cui venissero cresciuti e accompagnati verso il loro futuro con gli strumenti adatti per poterlo affrontare, quali una buona preparazione culturale che sia sullo stesso piano di una preparazione pratica per quanto riguarda il loro futuro: penso ad esempio a nozioni di finanza, per potermi muovere meglio nella realtà e nel mondo del lavoro. Una scuola che abbatte i pregiudizi, in cui si insegna a dialogare, e dove la crescita culturale e sociale dell’alunno ricopre un ruolo fondamentale, il vero fulcro dell’insegnamento. Ciò può avvenire attraverso possibilità di socializzazione all’interno della scuola, in momenti in cui i ragazzi possono confrontarsi tra di loro, conoscendosi e apprezzandosi, sviluppando lavori di gruppo. Stando insieme. Allo stesso tempo uno studente cresce solo se si sente motivato, apprezzato e si appassiona alla materia: ciò può avvenire per lo più grazie all’approccio e al metodo di insegnamento del docente.

Penso che l’ansia sia uno stato mentale dentro il quale l’adolescente cerchi “rifugio” nel momento in cui il peso che porta sulle spalle diventa troppo pesante. Nel momento in cui il mondo che lo circonda assume le sembianze di un essere oscuro, malvagio e antagonista, la soluzione migliore rimane il dialogo sincero.

Un adolescente ha bisogno di una figura di riferimento, che sia un genitore o un amico, con la quale si senta libero di esprimere i propri pensieri e di lasciare andare i propri sentimenti senza essere giudicato. Nei momenti in cui sento che l’ansia inizia a impossessarsi della mia mente, faccio dei respiri profondi, riorganizzo le idee e penso ai consigli che mi hanno dato le persone a cui tengo di più, quelle che fanno e farebbero di tutto per vedermi serena. Così ripenso al mio percorso e soprattutto alle mie capacità, divento cosciente dei miei limiti e delle mie abilità, un pò alla volta, sperando di riuscirci un giorno senza paura.

Alessia Maria Mainini 4M

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