Al liceo sportivo A. Bertolucci si è svolto il progetto Cervelli in movimento con la collaborazione di Microgate, un’azienda di Bolzano specializzata in vari ambiti.
L’incontro è stato presentato da Alessandra Scarton, un giovane ingegnere biomedico che ha iniziato la conferenza con una rapida presentazione della compagnia in cui lavora. In particolare, ha spiegato in cosa consiste il suo lavoro: è specializzata nello sviluppo e nella produzione di strumenti per il reparto sportivo dell’azienda. Dopo una premessa fisica, essenziale per comprendere le basi della biomeccanica, l’esperta ha illustrato gli obiettivi dell’analisi biomeccanica e in quali campi di utilizzo le loro tecnologie possano essere applicate. Il principale obiettivo di Microgate è infatti lo sviluppo di tecnologie destinate ad aiutare gli esperti a valutare i rischi di infortunio e a creare percorsi di recupero e di miglioramento. I risultati ottenuti con tali apparecchiature possono, infatti, essere utilizzati nella ricerca in ambito patologico, come nello studio del Parkinson, oppure in ambito sportivo, al fine di raggiungere le migliori performance possibili.
Il primo ambito in cui Microgate fa utilizzo della biomeccanica come strumento di analisi è lo sway posturale, ovvero tutti quei movimenti che il corpo umano compie per mantenersi in equilibrio e per raggiungere una condizione di stabilità. A una breve presentazione degli strumenti è seguita una prova pratica in cui gli studenti, inquadrati da una webcam connessa ad un programma sul computer, dovevano svolgevere alcuni esercizi di base, come restare in equilibrio con una gamba su un bosu.
Un altro tema di cui si è discusso è come la tecnologia possa contribuire all’analisi della camminata (gait analysis) e del salto. In primo luogo sono state esposte alcune delle possibili complicanze legate al modo di camminare del singolo, i diversi tipi di protesi e come funzioni un laboratorio specializzato in questo tipo di misurazioni; solo in seguito ad alcuni studenti è stato chiesto di marciare oppure saltare sul posto, in modo tale da poter misurarne i parametri, tra cui potenza e altezza di salto. In tutte e due i momenti dell’esercizio, sono stati scelti un ragazzo, una ragazza ed un ragazzo infortunato ancora in fase di recupero. Alla fine di questa attività, è stato mostrato un video dove gli stessi esercizi venivano eseguiti da Gianmarco Tamberi, medaglia d’oro italiana nel salto in alto a Tokyo 2020. Ciò che colpisce è vedere come quelle analisi possano essere svolte anche al nostro livello.
A fine conferenza tutti erano d’accordo su come il progetto fosse centrato e riuscito: dalla dimostrazione di come sia possibile il connubio tra ingegneria e sport, alla prova di quanto la cooperazione tra i vari settori, come quello fisico e biologico, sia capace di arrecare benefici all’uomo. Non vedo l’ora di vedere cosa ci aspetterà in futuro!
Di Fabrizio Crinò 5F
foto di Liceo Bertolucci