L’ennesima tragedia di Ischia

Ischia è un’isola vulcanica al cui centro si innalza, in tutti i suoi 789 metri, il Monte Epomeo.
Le fumarole distribuite su tutta l’isola sono testimonianza dell’attività vulcanica del Monte tuttora presente.
La frazione di Casamicciola sorge su un terreno franoso, che amplifica gli effetti di terremoti e alluvioni anche non particolarmente violenti.
A testimonianza di questa “predisposizione” alle catastrofi naturali, basti ricordare la frana del novembre 2009 che provocò la morte di una studentessa, la colata di fango dovuta ad una devastante alluvione nell’ottobre del 2010 che causò la scomparsa di 13 persone o il terremoto del 1883 a seguito del quale vennero contate più di 2.000 vittime e una sola abitazione illesa.
Insomma nonostante le precedenti tragedie si torna a riparare e a ricostruire, sempre nelle stesse zone, in attesa dell’ennesima catastrofe.
Ischia, dunque, è un posto a rischio in cui vivere, anche in correlazione alla densità di costruzioni che coprono il suolo dell’isola.
Essendo un’isola, si basa per gran parte sul turismo, e la necessità di sempre più numerose infrastrutture cresce anno dopo anno, ma per quanto può continuare? Siamo sicuri di non aver superato il limite?
Tommaso Moramarco, direttore dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), ha affermato che “ciò che si è verificato non è legato solamente al cambiamento climatico, ma riguarda anche la cura del territorio”.
“La tragedia – ha continuato – è certamente legata ad un evento estremo, ma è stato anche colpito un territorio completamente urbanizzato”.
Ciò che va compreso è la situazione che si sta vivendo a Ischia: la densità di popolazione è pari a 1400 abitanti/km² ovvero il triplo rispetto all’intera Campania che a sua volta è il doppio della media italiana (per darvi un’idea: Parma ha una densità pari a 755 ab/km²).
Questo dato inoltre si basa su tutta la superficie dell’isola: non esclude l’area occupata dal Monte Epomeo (16 km², 34.5% dell’isola) sul quale non sono presenti infrastrutture.
Insomma: troppi abitanti e troppe infrastrutture per un’isola di “soli” 46 km² che per altro è la terza più popolata in Italia, dopo la Sardegna e Sicilia.
Purtroppo pare che solo le tragedie portino a galla questi problemi, di cui ci si dimenticherà altrettanto velocemente.
Ischia è la fotografia dell’Italia, che insegue le emergenze (3.5 miliardi di euro all’anno per la sola riparazione dei danni) invece di concentrarsi sul prevenirle.
Nonostante tutto si tornerà inesorabilmente a ricostruire, perché la lezione per eccellenza che ci viene imposta sin da bambini, “imparare dai propri errori”, a quanto pare è solo un mero ricordo, ignorato da chi, guidato dal vile denaro, sta già pianificando la ristrutturazione, giocando con delle vite umane, in attesa della prossima disgrazia… o forse no?
Gabriele Capuano
in foto il terremoto del 2017
Foto del Dipartimento della protezione civile

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