Il poema della creazione, Enūma elish (XII secolo a.C.) descrive il caos acquatico primordiale che si differenzia in Apsu e Tiàmat; il primo personificava l’oceano d’acqua dolce sul quale avrebbe galleggiato più tardi la terra; la seconda era il mare salato e amaro, popolato di mostri. All’inizio era il caos e le acque primordiali erano mischiate fra loro; da queste acque nacquero Anu (dio supremo, signore dei cieli e padre di Ishtar) e Ea, dio delle acque e padre di Marduk, principale divinità che Hammurabi (secondo la storiografia ufficiale morto nel 1750 a.C.) pose al centro del culto babilonese.
La Mappa del mondo (Mappa mundi) babilonese, rappresenta le terre intorno a Babilonia, una visione del mondo come un cerchio piatto circondato da un oceano a forma di corona circolare oltre il quale, estendono alcune “lontane regioni” o “isole” a forma di punte triangolari. Lo schema ricorda la cosmografia arcaica descritta da Omero ed Esiodo in cui la Terra è come un disco piatto circondato dal fiume Oceano. Nell’articolo “L’Universo a spicchi di Babilonia” (il Manifesto, 30/08/2000, in rete dal 5/12/2014) Carlo Zaccagnini scrive che “l’orientamento geografico della mappa è sorprendentemente corrispondente alle moderne convenzioni cartografiche, con il nord situato in alto e gli altri tre punti di riferimento cardinali disposti sequenzialmente in senso orario. Due cerchi concentrici, all’interno dei quali è collocato l’oceano, circondano per intero il continente. Al di là della distesa oceanica, sono disegnate varie aree triangolari, di sposte a mo’ di raggi di stella e definite «distretto, regione»: con ogni probabilità la mappa allude a isole o regioni remote, situate oltre i limiti estremi del mondo conosciuto. Spazi vuoti, privi di segni grafici e di didascalie esplicative, segnano gli intervalli tra i vari triangoli: è l’ignoto assoluto. Vale la pena sottolineare il notevole livello di astrazione figurativa della mappa babilonese: la corona circolare (= l’oceano), i triangoli isosceli (= regioni o isole remote), la sagoma rettangolare dello stampo d’un mattone d’argilla (= la città di Babilonia), il profilo ovoidale dell’occhio d’un bue (= le montagne del nord), le due linee parallele (= il corso dell’Eufrate), i vari cerchietti disposti a raggiera entro il limite interno dell’oceano (= città e paesi vari): una sofisticata e in parte enigmatica combinazione di realtà concrete, convenzioni figurative e simbologie iconografiche, al servizio di precisi ma non sempre decifrabili paradigmi mentali”; “paradigmi mentali” che, mi permetto di aggiungere, sono relati agli antichissimi miti cosmogonici. Infatti la mappa del mondo occupa solo due terzi del recto della tavoletta, ma sull’ultimo terzo è contenuto un testo che elenca 18 costellazioni corrispondenti, secondo l’Enuma Elish, a divinità sconfitte da Marduk le cui immagini furono da lui poste ai bordi del “mare celeste”, cioè l’emisfero australe della volta celeste.
Prof. Luigi Lanzi