Essere umani – incontro con Sami Modiano

Cos’è un uomo? È un fegato e una milza, è un cervello, un polmone, un intestino, un cuore e tutti gli altri organi uniti dal collante che è la pelle; ed è il sangue, che scorre nelle vene, e il respiro. Ma mi chiedo se davvero un uomo sia riducibile a un mucchio scomposto di materiale organico, dotato peraltro di scadenza, che quando si ferma torna lentamente ad essere la stessa cenere da cui è nato. Perché mettendo insieme tutti i pezzi, come un puzzle, e cucendo le suture che tengono unite gli arti al busto non si ottiene un uomo, ma un corpo.

C’è una concentrazione di energia, di conscia presenza, che risiede tra il petto e la gola. Noi non siamo le parti del nostro corpo, ma quella presenza; è l’anima a rendere un uomo tale e chi la vuole distruggere si occupa prima dei  corpi e poi del resto – la grinta vitale, la dignità, la speranza – di milioni di persone, riducendole a un’umanità dolente. 

Il 28 febbraio 2022 la nostra scuola ha incontrato via meet Sami Modiano, conosciuto da tutti come Sami, una persona amabile, che in giovane età ha visto cose che da ragazzi non si dovrebbero vedere, e con cui da adulto ha dovuto fare drammaticamente i conti. Sami ci ha raccontato la sua storia, ci ha raccontato dei suoi ricordi d’infanzia, della sua magnifica Rodi, un’oasi di pace e di tolleranza, dalla quale è stato violentemente strappato. Ci ha accolti nella sua memoria a braccia aperte, presentandoci Sami bambino, quel bambino a cui è stata tolta la possibilità di frequentare una scuola, di vivere sotto il tetto della casa d’infanzia, deportato e privato dagli affetti più cari, il padre, la sorella. 

“Voi dovete vivere in pace, avere una famiglia, vivere felici. Avrei voluto anche io” : è l’invito che ci ha rivolto Sami, con il suo premuroso sorriso, sorriso che a tratti si è spento,  durante l’evocazione del tremendo passato, per riaccendersi quando ci ha invitato ad abbracciare i nostri genitori, a ringraziarli per quello che fanno per noi, ad abbracciarli perchè più semplicemente li abbiamo ancora vivi e presenti nella nostra vita. Sami ha avuto la forza di spiegarci l’inspiegabile, di dire l’indicibile, proteggendoci dai dettagli più cruenti, come avrebbe fatto un nonno. Ci ha contagiati di una nostalgia per cose che non abbiamo vissuto, di un disprezzo viscerale per cose che nessuno dovrà mai più vivere.

Sami, ci rivolgiamo a te, in nome della nostra classe, della nostra scuola e di tutte le persone che hai incontrato in questi anni. Trasmetteremo la tua storia, e i tuoi ricordi. Trasmetteremo le tue parole ai nostri parenti e conoscenti. Trasmetteremo la tua umanità, e il tuo calore. Non porteremo odio né rancore, e porteremo agli altri, a tutti “gli altri”, il rispetto che meritano, in quanto tutti esseri umani. 

 

Martina Alberici con la  4E

 

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