L’assegnazione dei premi nobel per la pace di quest’anno è un tentativo del mondo di urlare alla libertà di opinione e al libero giornalismo, e un bell’avvertimento per gli autoritarismi che ancora oggi esistono a livello mondiale: i vincitori, Dmitry Muratov e Maria Ressa, sono infatti due giornalisti.
Il primo, nato in Russia nel 1961, dirige da 25 anni Novaya Gazeta, l’unica testata giornalistica indipendente in Russia, che conta tra i suoi editori anche Mikhail Gorbachev. Questo periodico da due uscite settimanali si è sempre distinto per le inchieste e per la pubblicazione di materiale censurabile e raramente individuabile su altri giornali russi: corruzione, arresti illegali e anche violenze delle forze dell’ordine sui civili durante la guerra in Cecenia. Dall’apertura del 1993, sei dei suoi giornalisti sono finiti assassinati: tra questi ricordiamo in particolare Anna Politkovskaja, che condannava la Russia per il mancato rispetto dei diritti civili dei cittadini, assassinata nel 2006 nell’ascensore del suo palazzo in circostanze poco chiare.
Muratov ha dedicato il premio a Novaya Gazeta e a tutti quelli che hanno perso la vita per la sua causa, contribuendo a far rimanere il giornale attivo e indipendente.
Maria Ressa, filippina naturalizzata statunitense, è cofondatrice del sito Rappler, ed è stata lodata per il suo impegno e le sue inchieste contro l’operato autoritario e violento del presidente filippino Rodrigo Duterte, impegnato in una “guerra alla droga” all’interno del paese. La donna è stata attaccata anche pubblicamente dal presidente, ed ha avuto diversi problemi legali per il suo impegno politico, che le sono costati due arresti e una detenzione, nonché il pagamento di una cauzione per otto volte in tre mesi. Nonostante tutte le peripezie, al momento è una delle giornaliste più influenti al mondo, è comparsa sulla copertina del Times come persona più influente per l’anno 2018 e ha vinto diversi premi a livello internazionale.
Entrambi i giornalisti hanno ricevuto il premio per “il loro sforzo nel salvaguardare la libertà di espressione, una precondizione per la democrazia e la pace duratura” , e questo dovrebbe farci ragionare su quanto, ancora oggi, per vedere rispettato a pieno il diritto di espressione, bisogna avere coraggio, e nei casi peggiori anche finire in carcere, o veder morire sei redattori del proprio giornale.
Niccolò Napolitano 5^B
Nobel per la pace 2021, vince il diritto di espressione
