Memo: non sfidare gli dei

Disprezzare il lavoro altrui è come disprezzare la persona stessa che lo svolge perciò disprezzare la vita in quanto percorso pieno di difficoltà e ostacoli è come disprezzare il lavoro degli dei e quindi gli dei stessi.
Si sa, chi disprezza gli dei, non va mai incontro a una buona fine, le divinità sono infatti conosciute come poco pazienti e molto irritabili.
Il mio disprezzare la vita, il modo in cui “funziona”, non fece altro che attirare l’attenzione degli dei.
Atena scese sulla terra dall’alto dell’olimpo e, rappresentando tutti gli dei, mi ammonì: “COME OSI TU, PICCOLO INSIGNIFICANTE ESSERE UMANO, A DISPREZZARE TUTTO QUELLO CHE ABBIAMO FATTO PER VOI?”

Non risposi, perciò la dea della strategia militare continuò:

“PENSI CHE SARESTI STATO CAPACE DI FARE MEGLIO?” e allora, stupidamente, inconsapevole delle conseguenze che avrebbero avuto le mie parole, risposi con un semplice: “SI”.
La mia sfrontatezza fece perdere la pazienza alla dea che senza pensarci su due volte mi punì.
“Le tue critiche sono state capaci di turbare l’equilibrio del Monte Olimpo, perciò ti condanno a una vita di costante movimento, sarai il peso che sposta gli equilibri, e il tuo odio verso di noi verrà trasformato in una carezza di consolazione, in un sospiro di sollievo, di goduria.”

Così Atena, figlia di Zeus, decretò.
Da allora il vento soffia, sibila, si lamenta ma le sue lamentele diventano un aiuto per le navi dei marinai, un sollievo per i lavoratori esausti, una forza della natura che cerca costantemente di mostrare quanto sia migliore rispetto alle divinità che l’hanno creato.

Gabriele Capuano

 

Windflowers, di John W. Waterhouse

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