Aria di rivoluzione a Sanremo – I Måneskin e il successo della 71esima edizione

Sanremo costituisce un solido punto di riferimento per tutti gli italiani e, da 70 anni a questa parte, ogni edizione viene vissuta quasi come una festività, come in segno di riconoscimento per quell’evento che tanto gratifica ed esalta il nostro Paese nel mondo. In questo caso dunque non ci si poteva fermare, interrompendo la tradizione che ci dà così tanta stabilità (seppur inconsciamente); piuttosto bisognava fare in modo che il Festival si facesse portavoce della gente. Sono quindi emerse le fragilità, come ha affermato Amadeus commentando la diminuzione dello share rispetto al 2020, ma anche il desiderio di un qualcosa di diverso, di una ventata di aria fresca, che è stato soddisfatto dalla varietà della proposta musicale. Quest’anno infatti le sonorità erano in prevalenza elettroniche, rap, dance e rock, quindi lontane dalle solite neomelodiche che negli anni scorsi verso le 22 ci portavano a cambiare canale in preda alla disperazione.

Ma questa radicale scissione col passato è stata vissuta positivamente, poiché su un totale di quattro premi assegnati oltre al classico “Leoncino d’oro” (“Lucio Dalla”, “Mia Martini” , “Sergio Bardotti”, “Giancarlo Bigazzi”), ben tre sono stati ottenuti da esponenti di questi generi. Ovviamente a capeggiare la “rivolta” sono stati i Måneskin, che già dal ritornello della loro vittoriosa “Zitti e buoni” avevano lasciato intendere gli ideali di distacco e innovazione che avrebbero portato sul palco dell’Ariston: “Siamo fuori di testa, ma diversi da loro”.

Attivi dal 2015 ma noti al pubblico solo dalla fine del 2017, hanno un’età media di 21 anni e grinta da vendere. Secondo diversi esperti rappresentano il “Rinascimento” del rock italiano; grandi nomi, tra cui Piero Pelù, Gianni Morandi ma soprattutto Vasco Rossi, che ha sicuramente orientato gran parte del televoto con il suo supporto da fan sfegatato. Non dimentichiamoci però di Manuel Agnelli, colui che seppur implicitamente ha permesso al gruppo di raggiungere un risultato così significativo. Da lui sicuramente i quattro hanno sviluppato il desiderio di una continua sperimentazione ma anche una grande riconoscenza, che nel corso del tempo li ha avvicinati, tanto da condividere la serata delle cover insieme. Proprio in questo episodio si ha avuto esempio della coerenza della band, che  tanto ha fatto, soprattutto per la parità di genere, rompendo l’usanza più nota, ovvero la consegna dei fiori alle sole donne,  ma anche  attenuando il preconcetto della virilità maschile.

Insomma, il forte bisogno di una rinascita positiva suscitato dalla crisi da Covid-19, e cavalcato dall’edizione N.71 del Festival di Sanremo, ha finalmente trovato sfogo grazie ai Måneskin, che ora, reduci dal coronamento simbolico del prestigioso premio, sono pronti a sostenere musicalmente una nuova Italia all’Eurovision Song Contest di Maggio.

Letizia Bruno 3D

 

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