Anni ‘60, una sera qualsiasi in un soggiorno qualsiasi. Finalmente, dopo un’intensa giornata di lavoro ci si può accomodare davanti a quel nuovissimo aggeggio, una TV, che pian piano si sta diffondendo in tutta Italia, senza differenziare ricchi e poveri. Sul Secondo Programma va ora in onda “Non è mai troppo tardi”, diretto da Alberto Manzi.
Questa trasmissione aveva come principale obiettivo quello di insegnare a leggere e scrivere ai telespettatori, in particolare al ceto basso, che all’epoca era totalmente o parzialmente analfabeta. Il programma durò ben otto anni, fino al 1968, quando la frequenza della scuola dell’obbligo fu aumentata. Il conduttore però riuscì a riscuotere un grandissimo successo in quanto la sua preparazione permise a circa un milione e mezzo di adulti di conseguire la licenza elementare.
Nell’ultima intervista che lo ritrae egli ha rivelato i segreti del suo efficace e rivoluzionario metodo: il rispetto, l’esempio e il movimento. Porsi come maestro calmo e tollerante permetteva infatti di incentivare la partecipazione, mentre il dare un modello consentiva agli “alunni” di connettere la realtà dell’istruzione a quella del quotidiano. Particolare è invece la percezione della dinamicità, ovvero la novità introdotta dal televisore, utile secondo l’educatore a tenere alta l’attenzione. In sintesi, Manzi spinse a imparare a conoscere il mondo circostante non solamente attraverso l’esperienza ma anche tramite la cultura.
Schermi, lezioni e contatto. Tutto questo ci riporta a un fenomeno molto attuale, che ormai caratterizza le nostre giornate: la diffusione della Didattica A Distanza, di cui effettivamente “Non è mai troppo tardi” fu precursore. Difatti ci siamo ritrovati improvvisamente in una situazione in cui il “metodo Manzi” era indispensabile e non più solo un’opzione. I sessant’anni di distacco hanno comunque favorito qualche modifica, come l’introduzione del concetto di “alfabetizzazione digitale”. Ciò ha causato per la prima volta una sorta di ribaltamento dei ruoli, per cui ora gli studenti – nativi digitali, per l’appunto – non solo apprendono, ma supportano i propri docenti.
Oggi dunque siamo riusciti finalmente a unire l’insegnamento e l’uso del digitale, due elementi ormai indispensabili l’uno per l’altro. Essi ci concedono non solo di sperimentare un nuovo genere di didattica, ma soprattutto di sviluppare l’autonomia e la considerazione dei ragazzi dietro le telecamere.
Letizia Bruno 3D