Prefazione
Quando le strade sono vuote si può andare in bicicletta. Quando le strade sono vuote, si riesce a sentire la musica della città. Ma soprattutto, quando le strade sono vuote, ci si può perdere a scoprire tutte quelle cose che di solito non si ha tempo di guardare, di notare, di vedere. Proprio di queste cose vuole essere raccoglitore questo racconto: una piccola raccolta di tutto ciò che è Parma, e che vive Parma, quando arriva l’estate. Un viaggio in bicicletta alla scoperta delle piccole cose che tengono compagnia alla nostra città quando le giornate si allungano.
Il pastore
Cammina per il greto caldo, secco, un anziano uomo, un’attenta guida da bestiame. Poggiandosi sul bastone segue le sue amata bestie, che riempiono le strade di un dolce suono di campanaccio, e che portano allegria nei vuoti pomeriggi di estate: in città è arrivato il pastore.
Il gregge, composto in due parti quasi uguali di capre e pecore, pare confondersi con i colori del luogo: grigi e marroni, gli animali si muovono sulla ghiaia come una grande macchia rumorosa. Quasi nessuno sa da dove l’uomo arrivi. C’è chi dice che scenda ogni mattina dalle montagne, percorrendo sentieri e sentierini fino ad arrivare al fiume in secca; c’è chi sostiene che venga da molto vicino, appena fuori dalla cinta muraria del ventesimo secolo, la tangenziale. Con certezza non si può neanche dire quale sia la sua direzione, è est? è ovest? Questo chiaramente mette in discussione anche ogni possibile sicurezza su quello che è il suo, e il loro, tragitto; succede infatti che si incontrino i montanari rivolti verso una direzione precisa, ma è quasi impossibile incontrarli nello stesso giorno nel viaggio di ritorno. Qualunque sia il loro viaggio, è comunque un grande momento per tutti quando il pastore e il suo gregge passano per il centro, riportando in città quello spirito, ormai da lungo perso, di natura e montagna, che è sempre stato caratteristica del nostro territorio. Ogni tanto il buonuomo fischia per recuperare quelle di loro che vogliono andare via lontano, oltre il noto greto. Chissà quali sono i desideri di una pecora. Magari a vedere noi umani che le osserviamo dalla pista ciclabile, si chiedono se riuscirebbero ad andare in bicicletta. Me la immagino una pecorella che vuole andare in bicicletta. Si ferma, conscia di dover usufruire dei suoi muscoli diversamente (che poi, saranno conscie di avere dei muscoli?), si concentra e oplà, eccola in piedi sulle due zampe posteriori. Ma ecco che cade subito: il suo fisico non è fatto per stare in questa posizione. Un sogno andato in frantumi. E se, in quel momento che a noi pare come pochi istanti, la pecorella avesse comunque raggiunto un grande obiettivo della sua vita? O molto più semplicemente si fosse persa a sognare di vincere il Tour De France, lasciando che quel minimo secondo si dilatasse nella sua infinita composizione? Ci sono segreti che rimangono nell’aria afosa di Luglio, per poi sedimentarsi nel greto del fiume.
Il cinema all’aperto
D’estate, quando le giornate si allungano, la sera è un momento alquanto piacevole. Le temperature, solitamente esorbitanti durante il giorno, tendono ad abbassarsi, e se si è fortunati, è percepibile anche qualche filo di vento. Parma è nota essere un grande centro storicamente culturale: ancora oggi sono infatti attivi quasi tutti i cinema e teatri che promulgavano spettacolo anche quarant’anni fa. Tra questi troviamo per esempio il cinema Edison, in quartiere Montanara, il cinema Astra, in zona lungoParma, e il cinema d’Azeglio, in via d’Azeglio appunto. D’estate, in tutte queste bellissime location, ha avvio il fenomeno del cinema all’aperto. Il cinema all’aperto è fenomeno, per varie ragioni. Innanzitutto è fenomeno in quanto fenomeno sociale, inteso come accadimento che caratterizza una determinata società (quella parmense, che da anni sedimenta le sue radici in tradizioni come questa). Si tratta anche, però, di fenomeno inteso come semplice “evento, o fatto, provocato o spontaneo” ( nel nostro caso si parlerebbe di provocato). Alla causa “ cinema all’aperto” infatti, consegue una mobilitazione di massa per la quale, se ogni persona fosse rappresentata da una luce, vedremmo, guardando la città dall’alto, quasi ogni sera, intorno alle 20:30, tante piccole lucine muoversi insieme, da diversi punti della città, per poi aggregarsi in un unico punto, una volta che tutte avranno raggiunto il loro predestinato posto a sedere. Questi eventi sono poi omnicomprensivi di varie fasce di età e gusti personali. Se infatti durante l’anno, questi cinema tendono a proiettare lungometraggi e film appartenenti al genere “cult”, o al “film d’autore”, in estate il programma è molto più vario: si possono infatti trovare film recenti, anche dell’ultimo anno, film da grandi catene di cinema, film per bambini, e film d’autore, tutti a rotazione nella stessa programmazione mensile. Nel cinema all’aperto poi c’è anche qualcosa di molto poetico. Prima di accomodarsi si può acquistare un gelato o un ghiacciolo, un bif, in un piccolo bar. Quando le luci si spengono, rimane comunque quel filo di luce prodotto dai palazzi circostanti, dai lampioni esterni all’arena, e soprattutto dalle stelle e dalla luna, che risplendono alte nel cielo. E così la proiezione inizia, le cicale cantano, e mentre la brezza estiva passa tra le seggioline, godendosi anche lei un po’ di “sano” cinema, i gelati iniziano a sciogliersi, e le persone si godono il bel momento, momento di estrema estate.
Le case colorate
E’ noto che con l’estate, come anche abbiamo già detto in precedenti racconti, i colori risplendono delle loro migliori sfumature; potete quindi capire che una sezione dedicata alle case colorate di Parma in estate non poteva mancare. Vedete, e parlo soprattutto con quelli che non vivono la città tanto spesso, le case strette e alte, sono una nota caratteristica della nostra piccola cittadina. Il loro momento arriva a marzo, quando tra le nubi invernali che piano piano si diradano, compare il primo raggio di sole primaverile; da lì è poi un progressivo illuminarsi, ogni giorno un po’ di più, fino a quando, intorno ad agosto, si ritorna verso l’autunno, e piano piano sembrano quasi spegnersi. Questo fenomeno è ben visibile in una via specifica, Via della Salute, strada laterale del verde viale alberato di Viale Vittoria, situata in zona di Barriera Bixio. Molto d’effetto percorsa a piedi, questa strada regala una magnifica esperienza sensoriale soprattutto in bicicletta: a destra e a sinistra si alternano colorate casette dai vari colori, principalmente su tonalità pastello. Eppure, nonostante i colori siano d’effetto anche nella loro semplice basica presenza, è la luce che rende la cosa degna di nota, come in un dipinto, dove è fondamentale elemento di variabilità. Nel corso di una sola giornata possiamo assistere ad almeno dodici Via della Salute differenti. Basta prestare attenzione e perdersi nelle piccole sfumature. La luce infatti, che non sempre si presenta sotto forma di sole e può arrivare anche dalle nuvole, si insidia tra i muri colorati, passando per i tetti, e, come è scientificamente provato, ruota così come ruota il sole. La stessa cosa chiaramente succede anche laddove le case colorate compaiono in borghi del centro storico molto meno colorati: in queste occasioni le stesse risultano come piccoli funghi luminosi, che diventano elemento di contrasto con la noiosa monocromaticità di ciò che le circonda. Come tutte le cose belle, anche le case colorate estive hanno una fine, e con l’arrivo del grigiume autunnale tornano ad essere semplici case colorate. Non si esclude però che un qualche fortunato possa riuscire a godere di questo fenomeno luminoso anche nel mezzo dell’inverno, in una inaspettata giornata di sole di dicembre.
I negozi chiusi per ferie
Camminare per il centro il sabato pomeriggio d’estate significa attraversare vie e borghetti colmi di saracinesche abbassate. Nella nostra città infatti, in particolare nelle vie secondarie del centro storico, sono ancora presenti quei piccoli negozietti e quelle piccole attività che, ad impiegati ridotti, fanno ancora le ferie. Che fine ha fatto la buona economia? I negozi storici, quelli che solo insieme a pochi altri chiudono ancora le saracinesche nella desolata città estiva, hanno subito, e stanno tuttora subendo, una grande crisi. Le multinazionali, e il consumismo, hanno portato a riuscire a fare a meno di tutti quelli che vivevano dell’arte di commerciare, di vendere. Eh si, anche il consumismo, perché non si tratta solo una questione di risparmio che ci porta a voler spendere cinque euro per una maglietta da una multinazionale piuttosto che dieci o quindici in un negozio privato: l’apparente necessità di avere sempre di più, sempre nuovo, ci ha anche fatto perdere la tradizione di usufruire di servizi di “sistemazione”, quali la sartoria e il calzolaio. Insomma, sicuramente da qualche punto di vista, permettetemi di dire minimo, le multinazionali avranno anche portato conseguenze positive, ma all’economia del bel paese sicuro non sono tornate utili. L’Italia è sempre stata, e ancora è, conosciuta per la sua “popolarità”, per il suo essere del popolo, che tramite i piccoli negozietti creava il dialogo tipico del paese italiano medio; non per dire che non si riesca a scambiare due chiacchiere con i commessi di h&m, ma converrà a tutti che ciò di cui sto parlando è un tipo di conversazione tipicamente italiana, non globalizzabile. Tornando al nostro viaggio tra le bottegucce dei borghi, mi piacerebbe aggiungere solamente un’ultima cosa: speriamo che, dopo le ferie, queste saracinesche, riescano a rialzarsi.
I turisti
Quando le strade sono vuote, molto spesso capita che siano in realtà piene di turisti. I turisti di Parma però, non sono turisti qualsiasi: sono amanti dell’arte, del cibo, dell’Italia culturale, e soprattutto, della musica. Se si vuole avvistare un turista infatti, basterà stazionare su via Garibaldi, magari seduti all’ombra del cedro che protegge il Monumento al Partigiano, e lasciarsi trasportare in un divertente passatempo chiamato “spot the tourist”. I turisti di solito si muovono con le famiglie, e, meno spesso, con il compagno o la compagna. Li vedi che, tranquilli, si gustano un gelato grande quanto una mano (eh si, lo sanno anche loro che il gelato è italiano e mangiarlo qui è tutta un’altra cosa), si fermano a fare qualche fotografia, e soprattutto, più che parlare con accenti diversi, guardano, con accenti diversi. Si, perchè i turisti, che qui non ci vivono, le sanno apprezzare le cose belle che questa città ha da offrire. Non sono stati obbligati nelle innumerevoli gite scolastiche al museo della Pilotta o a quello dei burattini, e, per esempio, non passano davanti al Teatro Regio ogni giorno con l’autobus; insomma, loro non sono ancora caduti nella noia dell’abitudine, e i loro occhi gioiscono nel vedere tutte queste cose nuove. E’ così bello scoprire posti e cose nuove, vedere da un altro punto di vista, estraniarsi da ciò che è il quotidiano e permettersi di guardare meglio. Mi chiedo, perchè ogni tanto non ci permettessimo di essere estranei nella nostra città? Di essere turisti delle nostre stesse vite? Probabilmente scopriremmo cose che abbiamo sempre tralasciato, o che semplicemente, non avevo voglia di vedere, anche se, vedere tutto, e avere un quadro più completo della situazione, può tornare utile.
Il mercato
Per quanto il mercato sia in realtà evento presente lungo tutto l’anno, è palese che la nomina in questa raccolta se la guadagna poiché, almeno per quanto riguarda noi studenti, si ha più occasione di andarci. A Parma, nel centro, il mercato è a cadenza settimanale doppia: il sabato la ghiaia ospita gli stand di abbigliamento mentre in zona della chiesa dell’Annunziata sono organizzati gli stand agricoli dei produttori locali, presenti anche il mercoledì in Piazza San Bartolomeo. Il mercato a Parma è molto vario, ed è soprattutto occasione per acquistare frutta e verdura fresca e di stagione. Il grande momento del mercato riunisce vari tipi di persone. In primis, i più affannati sostenitori, gli anziani. Si muovono lenti ma inesorabili, valutando con occhio scaltro tutte le offerte del giorno: carrozzine, badanti, nipotini e bastoni sono all’ordine del giorno. Gli anziani signori sono come in missione. Fin dalle prime ore del mattino si possono vedere aggirarsi tra gli stand con fare organizzato, chiedendo, giudicando, e soprattutto contrattando. Poi il caldo, li colpisce, li stanca: è ora di un caffè al bar. A quest’ora arrivano poi le prime famiglie, o meglio, le madri, con alle volte i piccoli figlioletti appresso. Il fare è sempre molto pragmatico, per quanto sia normale soffermarsi a guardare abiti non necessari in stand non previsti dal piano giornaliero, le madri sono super efficienti: bambini in braccio supportati con gli appositi koala, e qualcuno nel passeggino, così da avere lo spazio per appoggiare le innumerevoli borse di spesa. Poi in ultimo, la categoria a cui personalmente confesso di appartenere: quelli che si perdono. Non c’è una fascia oraria fissa in cui poter trovare queste persone, loro ci sono, vanno, vengono, e qualcuno passa pure tutta la mattina lì. A differenza dei sopracitati, per queste persona la chiave è perdersi. Ed effettivamente si vede, dagli occhi, dal passo (intendiamoci, nè più lento nè più veloce, soprattutto perchè gli anziani vanno lenti, eppure sono super sul pezzo) e anche da come a differenza degli altri stanno sempre in silenzio. Ecco, questi ultimi passeggiano, guardano i banchi, la merce, scambiano qualche buon giorno, e ,con gentilezza, si godono la quiete del caotico mercato.
Le cicale
La maggior parte delle specie degli insetti comunemente chiamati Cicale, fanno parte dell’ordine dei Rhynchota (come le cimici), e sono identificati, in ambito scientifico, con il nome di Cicadidi. Particolare caratteristica di questi piccoli esserini è la loro capacità di “cantare”. In realtà il suono emesso dalle cicale è chiamato “frinire”, e, utilizzato come richiamo d’amore, viene provocato dalla vibrazione di alcune lamine poste sull’addome che si chiamano timballi; tale suono viene poi amplificato da speciali camere d’aria che fanno riecheggiare lo stridio in tutta l’area circostante. Quindi l’estate è, per le cicale, la stagione dell’amore. Se già era bello passare le giornate a immaginare cosa cantassero, non è ancora più emozionante sapere che si stanno scambiando gioiosi messaggi d’amore? E’ come se, dovendo passare da un albero all’altro, l’amore fluttuasse nell’aria, e come una polverina dorata, avesse la capacità, se noi glielo si permette, di riempirci i cuori di un nuovo affetto, da passare al prossimo. Quando il caldo aumenta poi, il cicaleccio si fa più intenso, significa che l’amore aumenta come conseguenza a fatti meteorologici? Sarebbe un atteggiamento perfettamente opposto a quello umano. Gli uomini, che d’estate hanno troppo caldo per dimostrare ogni tipo di affetto interpersonale, hanno invece la tendenza ad amarsi di più d’inverno, quando possono stringersi forte per scaldarsi, e quando c’è Natale, che” rende tutti più buoni”. Le cicale invece fanno tutto questo d’estate, e come i grandi cantautori italiani degli ultimi decenni del novecento cantano grandi parole d’amore alla loro grande anima gemella, che da qualche parte dovrà pur essere, e allora tanto vale cantare che prima o poi sentirà.
Il giallo
Parma, la città ducale, è, a parer mio, la città con il verde più bello d’Italia. Le zolle d’erba, i parchi, le file di maestosi tigli e platani, risplendono tutti di una luce propria degna di nota: le varie sfumature di verde decorano la città con delicatezza ed eleganza, risplendendo sotto ai raggi del sole, così come sotto alle rare piogge estive, comunque comuni in pianura. Eppure proprio d’estate, anzi, da inizio primavera, alla tavolozza di Parma si aggiunge un nuovo colore: il giallo. In ogni sua sfumatura, il giallo è un colore molto presente nella nostra città: colora i muri di edifici chiave quali la chiesa della Steccata, il Teatro Regio, e anche innumerevoli case nei borghetti del centro. Questo giallo, indicato nella classificazione Pantone con il codice 1235 C, è proprio identificato come “Giallo Parma”. La sua storia risale al Settecento, quando si iniziò ad utilizzare una caratteristica pietra francese per edificare i nuovi palazzi (altro elemento di grande eredità francese lasciato dalla presenza della famiglia napoleonica dunque); inizialmente chiamato “chiaro d’ovo”, questo colore era descritto come trasparente, leggero e raffinato. Oggi in città esistono almeno 50 toni compresi nelle diverse gradazioni esistenti, e nel 2008 è stata anche commissionata una ricerca per “ritrovare” l’originale giallo ormai considerato perduto. Quando questo caratteristico colore viene colpito dalla luce estiva, che si espande a macchia su tutte le superfici, riesce a farne risaltare la lucentezza e la brillantezza in modo molto particolare. Succede quindi che pian piano la città diventa un piccolo tesoro, ricco di palazzi d’oro sparsi per le piccole strade. La luce poi, rimane come immagazzinata tra i mattoni dei muri, e anche quando la pioggia arriva, scura, e silenziosa, il giallo è lì, ad indicare la strada, la strada per la bellezza.
L’appennino
E’ usanza, tra i parmigiani doc, passare almeno una parte delle ferie, e quasi tutti i weekend (per chi può permettersi di avere una seconda casa) in appennino. La città di Parma infatti, si trova in una posizione molto strategica: non solo dalla città ai monti ci vuole poco meno di un’ora di viaggio in macchina (un’ora piena se si considerano le destinazioni più distanti), ma c’è anche una ampia possibilità di scelta. Oltre all’appennino parmense, è possibile raggiungere, in alcuni casi con le stesse tempistiche necessarie ad andare in zone di provincia, anche percorsi sotto alle province di Modena e di Reggio Emilia; se opterete per una passeggiata nell’appennino emiliano poi, e siete degli abili camminatori, potreste anche riuscire a raggiungere il confine toscano, anche se sicuramente è necessaria una certa forza d’animo. Comunque, tornando all’appennino, il Parmense questa volta, sappiate che, quando le strade sono vuote, è perchè almeno la metà dei cittadini sono in montagna. Questa migrazione, esistente dalla notte dei tempi, è in primis incentivata dalla necessità di andare a cercare il fresco, che viene completamente a mancare nella afosa cittadina. A questa comprensibilissima ragione, se ne aggiungo altre due di simile importanza: uno, se non puoi andare al mare vai in montagna che se oltre che prendere del fresco vuoi farti un bagno c’è il fiume, e due, tornare nei paesini fa bene al cuore. Entrambe queste motivazioni ci fanno da testimoni sul fatto che per quanto si continui ad andare avanti e a progredire, d’estate le persone sono disposte anche a tornare indietro, alle vecchie buone abitudini di un tempo. Se fino a maggio il pensiero di fare il bagno al fiume è solo una “malsana e pericolosa idea”, o peggio “una cosa che si faceva solo cinquant’anni fa”, già a giugno il lido del Baganza è stracolmo di ombrelloni. Eh si, perchè i parmigiani si sono attrezzati bene, e poichè l’economia dei bagni era in realtà terreno fertile per gli affari, i grandi nomi si sono decisi a creare un vero e proprio lido di cemento, dotato di ombrelloni lettini e anche una separata parte di “spiaggia” libera, sulle sponde del Baganza. Ma, come dicevamo, oltre al desiderio di balneare sulle sponde dei fiumi (principalmente Taro e Baganza), le persone tornano in montagna perchè fa bene anche allo spirito. I piccoli paesini, che la maggior parte delle volte hanno nomi insoliti come Pioppone in provincia di Calestano, sono, d’estate, ricolmi di persone. Essendo abitati prevalentemente da anziani e bambini, il tempo è automaticamente rallentato, e quando nel weekend arrivano i genitori, o meglio, gli adulti, la frenetica vita di città si perde nell’aria, e le persone sono tenute a “rispettare” la mancata organizzazione e l’ozio che sono sovrani di questi paesini di pietra.
Postfazione
“Quando le strade sono vuote” ha voluto proporre un nuovo sguardo sulla città, sulle cose e sui sentimenti che non sempre riconosciamo come parmigiani. Ha voluto porre delle domande, anche se spesso non ha dato delle risposte. Ha voluto portare a delle considerazioni, che magari per ora non dicono ancora nulla, ma forse un giorno torneranno in mente.
“Quando le strade sono vuote” è arrivato alla sua conclusione. E ora? Ora sta arrivando settembre.
Adele Spina