La Chiesa di San Giacomo a Kastelaz (Comune di Termeno, provincia di Bolzano) fu menzionata per la prima volta nel 1214, ma si presume che le sue origini risalgano all’XI secolo. Secondo il giudizio unanime degli storici dell’arte rappresenta uno dei santuari medievali più importanti dell’Alto Adige. Verso il 1220 venne aggiunto il ciclo di affreschi.
Al centro dell’abside si trova Cristo con i quattro simboli degli evangelisti, circondato dai dodici apostoli ordinati a coppie. A sinistra Adamo e, a destra, Eva, come fossero atlanti, sorreggono il cielo; fra i due, nello zoccolo, si muovono figure grottesche, ibridi metà animali e metà umani, uomini-pesce che combattono con uomini-uccello, un centauro, un uomo-cane e altre figure in apparente contrasto con l’ordine divino sopra rappresentato. Forse il contrasto è solo ‘apparente’ se si medita l’affermazione di Giovanni Scoto Eriugena (815-877): Non a torto l’uomo è detto fucina di tutte le creature, perché in lui tutte le creature sono contenute.
Tale affermazione, anche se probabilmente si riferiva alla visione cristiana altomedievale dell’onnipresenza del divino in tutte le creature (anche in quelle ‘mostruose’), di fatto anticipa di mille e più anni la definizione di ‘inconscio’ di Sigmund Freud. Sembra che l’ignoto pittore di Kastelaz abbia intuito l’esistenza di un oscuro mondo ctonio da cui emergono figure oniriche che costituiscono – come direbbe Carl Gustav Jung – il “fondo endopsichico dell’umanità”; se non dell’umanità, almeno – mi permetto di aggiungere – della cultura occidentale, così debitrice del pensiero e dei miti della Grecia antica, le cui figure popolano ancora oggi il nostro (europeo) inconscio collettivo. Da ciò deriva – così parmi – la sensazione che i cosiddetti esseri mostruosi di Kastelaz ci siano più familiari che estranei, forse perché continuano a visitare i nostri sogni.
Prof. Lanzi