Antropocene significa “l’era dell’uomo”. Secondo alcuni scienziati un’epoca geologica caratterizzata fortemente – o quasi esclusivamente – dall’influenza umana merita di portare il nostro nome e non più quello di Olocene. Purtroppo, non si tratta solo di un’influenza positiva, ma presenta per l’appunto molti aspetti biasimabili, trattati nel documentario che le classi 3^B, 2^A e 2^E del liceo Attilio Bertolucci hanno visto venerdì 25 ottobre al cinema Astra.
Se c’è una cosa da dire su questo lungometraggio – la durata è di circa un’ora e mezzo – è che le immagini sono state scelte con massima cura e vanno dritte dove devono arrivare: scenari da osservare senza fiatare, con colori vividi che colpiscono l’occhio. Arriva subito, dopo ogni episodio di tranquillità, la contrapposizione con rumore e confusione, per evidenziare in modo chiaro e conciso la differenza di un luogo prima e dopo l’intervento dell’uomo. Vediamo fiumi che scorrono trasparenti nelle rocce, campi interminabili di piantine, elefanti nella loro placida quotidianità, e poi scavatrici, fabbriche polverose, con i muri scrostati e sporchi, discariche a cielo aperto grandi come città, zanne di avorio sottratte agli ormai deceduti proprietari e bruciati in un gigantesco rogo finale.
Altri scenari: a Nairobi, Kenya, macchinari ed automobili, segnali di progresso, contrastano aspramente con l’arretratezza sociale che emerge dalla mancanza o dall’assenza di accortezza nei confronti di un codice stradale. Una città in cui le macchine possono circolare liberamente, senza regole, è una città in cui lo sviluppo sociale non riesce a stare al passo con lo sviluppo economico e industriale.
Oppure: un lavoratore della cava di marmo di Carrara riferisce che “prima era l’uomo che faceva, non gli scavatori come oggi” e che “per fare ciò che richiedeva 16 giorni, ora ce ne vuole solo uno”.
Ecco una delle questioni fondamentali: l’uomo ha sempre sfruttato le risorse che il pianeta gli ha offerto, ma ora questo processo sta assumendo proporzioni insostenibili. E il problema sono i tempi: i tempi con cui la terra ha prodotto certi materiali è spropositato in confronto alla velocità con la quale li stiamo consumando. Le tecnologie che sostituiscono la manodopera sono sempre più avanzate. I limiti posti da studi di scienziati non bastano: ciò che può forse fermare l’uomo dal rovinare il nostro pianeta sono le barriere fisiche, come quelle che vi erano prima dello sfrenato sviluppo delle tecnologie, quando la forza lavoro era data dalle persone. Questo film ci lascia l’amara constatazione che l’attività dell’uomo causa inevitabilmente distruzione.
Marianna Massari 2^E